VENEZUELA IN FIN DI VITA

LO STATO PADRONE ASSASSINA I SUOI FIGLI

Studente italo-venezuelano racconta cosa sta accadendo nel suo paese: “gli altri paesi devono sapere che in Venezuela è in corso una guerra civile”In questo momento in Venezuela si stanno consumando delle durissime proteste contro il governo in carica. I cittadini stanno manifestando il loro dissenso, esautorati da una situazione quantomeno allarmante. Sono sopratutto tre i problemi da cui sono scaturite le proteste: primo fra tutti la sicurezza, i venezuelani chiedono ciò per cui gli uomini hanno deciso di creare la società, abbandonando lo stato di natura: la sicurezza e la stabilità. Secondo Rosseau, Locke, Hobbes ed altri pensatori, se il cosiddetto contratto sociale viene violato, il diritto alla resistenza e alla ribellione viene legittimato.“Quando torno a trovare i miei genitori i primi giorni cado in uno stato di shock, ma poi mi abituo alla paura, mi abituo a uscire di casa per andare al cinema senza sapere se tornerò, ma non si può vivere in questo modo”, racconta Giovanni, “probabilmente non riuscirò nemmeno a raggiungere i miei genitori questa estate: il governo ha grossi debiti con le compagnie aree e queste hanno da poco annunciato che smetteranno di servire il Venezuela”. Oggi in tutto il paese i sequestri e gli abusi di potere sono all'ordine del giorno, così come gli omicidi: secondo le stime ufficiali sono 24.000 ogni anno, senza contare che non tutte le uccisioni riescono a essere inserite in queste cifre, si muore quindi più a Caracas che a Baghdad, una città sconvolta dalla guerra.  


“Metà dei miei amici è stata sequestrata almeno una volta; il padre del mio migliore amico è stato rapito mentre usciva da lavoro, è stato trattenuto per cinque mesi. Funziona così: ti incappucciano, ti fanno salire su un furgone e chiamano la tua famiglia per chiedere il riscatto, mentre girano in autostrada. Ormai rapiscono anche i figli del panettiere, mica solo i ricchi. Per essere sequestrato basta avere una Peugeot 206”. 


La risposta del governo Maduro sembra essere una soltanto, la repressione.Video e foto che stanno facendo il giro del web, mostrano le violenze perpetrate dalla Guardia Nacional nei confronti di cittadini che manifestano pacificamente per le loro vite, in molti casi sacrificandole. Da ciò che mostrano le foto si notano chiaramente militari che, durante le manifestazioni girano con le pistole fuori dalla fondina, con granate in mano e si vedono persino carri armati percorrere le autostrade. Eppure non sono in guerra. L'esercito anzi, non è ancora intervenuto in quanto contrario all'ingerenza cubana all'interno della Guardia Nacional. Il risultato di un mese di mobilitazioni pacifiche è il seguente: 28 morti, di cui venti colpiti alla testa, 1476 detenuti, 440 persone torturate, tutti cittadini venezuelani. Lo Stato già padre padrone, ora assassina i propri figli. 


Il secondo problema è la escasez di prodotti di prima necessità, la cesta basica, spiega Giovanni: “Chavez ha espropriato tutte le aziende private para el pueblo, ma senza pagarle ai proprietari o renderle produttive. Lo scopo che oggi appare evidente era quello di importare i prodotti con i dollari del petrolio, di cui il Venezuela è uno dei maggiori produttori, il miglior modo per rubare: nello Stato di Carabobo, sono stati individuati 103.802 tonnellate di alimenti marci, importati dal governo Chavez”.  


I venezuelani sono costretti a lunghe code davanti a un camioncino per ottenere un petto di pollo o un rotolo di carta igienica: ad ogni cittadino viene posto un timbro sulla mano, onde evitare che torni a richiedere ancora un prodotto di cui ha già usufruito.Il grosso della stampa internazionale intanto, tace.Ma come si è giunti a tutto questo? Con l'aiuto di Giovanni, un giovane italo-venezuelano che studia e vive a Torino, facciamo un passo indietro.Nel 1998, dopo aver fallito un golpe sei anni prima, Chavez vince regolarmente le elezioni grazie ad un vasto consenso popolare.Ma chi la fa, l'aspetti: l'11 aprile 2002 i militari tentano il colpo di Stato diretto da Pedro Carmona Estanga e Chavez viene condotto sull'isola militare di Orchila, ma appena 24 h dopo, tutto si esaurisce e a Carmona viene concesso l'esilio.“Davvero strano come golpe, non mi stupirei se fosse stato orchestrato dallo stesso Chavez”, commenta Giovanni raccogliendo i propri ricordi. Da quel momento in avanti, la strada di Chavez è spianata e ha inizio la parzializzazione delle istituzioni, il consejo nacional electoral ad esempio, cambia composizione: 10 elettori del PSUV e uno soltanto dell'opposizione. “Chavez è riuscito a fingere una democrazia a livello internazionale pagando i suoi alleati: ha donato a Cuba 100.000 barili di petrolio al giorno, per ringraziarla dell'aiuto medico prezioso che ci invia; ha pagato l'intero debito pubblico argentino, regalato alimenti al Nicaragua e tutto ciò con i petrodollari. È vero che prima di Chavez non c'erano scuole, ma le scuola create da lui erano scuola d'indottrinamento, dove i bambini dovevano disegnare ovunque il suo volto; la classe povera ha beneficiato del governo Chavez, ma a un prezzo troppo alto”, ammette Giovanni con il tono di voce un po' basso e negli occhi lucidi la rabbia nei confronti di chi ha messo il suo paese in ginocchio.

 

Nel 2006 il presidente propone un referendum per la sua rielezione eterna, proposta che viene rifiutata dal popolo, ma Chavez lo ripropone qualche tempo dopo senza tuttavia ottenere successo. Nel 2011 viene diagnosticato al presidente Chavez un cancro nella regione pelvica, così inizia a recarsi frequentemente a Cuba per curarsi, dato che negli ospedali del Venezuela mancano persino le siringhe. Da Cuba, Chavez emana provvedimenti e governa via Twitter, atto che viola la costituzione del paese, che prevede che chi detiene il potere ne faccia uso solo su territorio venezuelano, altrimenti deve lasciare lo scranno al proprio vice. Ma questo succede nelle democrazie, non nelle dittature. Otterrà successivamente, elezioni totalmente computerizzate con due certificazioni: la prima elettronica e la seconda cartacea, che viene inserita nell'urna. Sistema che concederà poi una catastrofica vittoria all'odierno presidente Maduro, che otterà l'1,7% delle preferenze, poco più di 200 000 voti.Le elezioni però, si svolgono in clima di terrore in cui i Collettivos, bande armate assoldate dal governo per “difendere la rivoluzione”, sparano sui cittadini che dandosi alla fuga, lasciano le cabine elettorali deserte e in mano a queste bande. 


Così Capriles, l'altro candidato alla presidenza, chiede di verificare le schede elettorali vista la semplicità con cui in Venezuela si ottengono documenti falsi e dato che sono stati trovati nelle liste dei votanti, nomi di cittadini defunti.


I cosiddetti “morti votanti”, un buon titolo per nuovo film horror.Maduro risponde positivamente alle richieste di Capriles, salvo poi lavarsene le mani e interrogare il Consejo nacional electoral, che decide di conteggiare le schede cartacee comparandole numericamente a quelle elettroniche, senza verificare però le identità.Ad oggi quindi viene perpetrata una politica estremista sulla base di un consenso di circa 20.000 voti per 23.054.210 di cittadini, secondo gli ultimi censimenti. L'attuale opposizione invece, si sente tradita dal modus operandi di Capriles che continua a inseguire soluzioni elettorali che paiono ormai ai più privi di riscontro, sopratutto dopo la recente incarcerazione di Leopoldo Lopez (una volta sindaco di Cachao poi inabilitato da Chavez per aver cospirato contro di lui durante il golpe del 2002), con l'accusa di aver organizzato insieme a Maria Corina Machado una mobilitazione popolare ai danni del governo.Maduro richiama i cittadini al dialogo, ma intanto gli studenti che manifestano, continuano a morire: il 7 febbraio scorso, durante gli scontri a San Cristobal nell'ovest del Venezuela, muore Daniel Tinoco. Il 12 febbraio gli studenti scendono in piazza in tutto il paese e 4 sono le vittime.


Il governo ha perso tutto il consenso popolare e non riesce più nemmeno ad organizzare delle contromanifestazioni com'era sua abitudine fare, con l'aiuto dell'azienda petrolifera statale Petróleos de Venezuela S.A. (PDVSA), che radunava e scarrozzava i propri dipendenti da portare a manifestare contro l'opposizione.  

 

Giovanni la pensa così:“A livello internazionale è importante che si sappia cosa sta accadendo in Venezuela. In un clima di costante repressione e violazione dei diritti umani l'unica via di uscita pensabile è il colpo di Stato, non le elezioni, così come lo era qui in Italia durante il fascismo, quando si andava a votare davanti a bande armate. I militari però per effettuare un golpe hanno bisogno dell'appoggio internazionale che adesso non hanno, perchè il Venezuela ha sino ad ora vestito la maschera della democrazia agli occhi degli altri paesi. Anche per questo io sono schifato dall'informazione italiana, che tratta queste notizie superficialmente, come fossero gossip; si parla del Venezuela una volta ogni tanto e non c'è alcun imparziale approfondimento. Mandano in onda foto e immagini di manifestazioni di 5 anni fa, eppure il Venezuela è la terza comunità italiana in Latino America”. Le politiche illiberali del governo quindi, costituiscono infine l'ultimo problema: per viaggiare ad esempio, ogni cittadino deve chiedere il permesso allo Stato di cambiare i bolivares in dollari e ad ogni cittadino vengono dati un massimo di 3000 dollari con cui coprire interamente le spese, dal viaggio al vitto. Lo stesso accade ai commercianti che per importare prodotti, devono chiedere allo Stato i dollari necessari con un cambio ufficiale diverso da quello di mercato. Così pure fanno i giornali per comprare la carta, bene che il Venezuela non produce. Questo naturalmente ne favorisce il controllo e la censura.“Ci chiamano fascisti perchè ci opponiamo a questo governo, ma invece non c'è definizione che meglio calza loro”, conclude Giovanni. 


 

Fonti:

http://www.eluniversal.com/

http://www.aporrea.org/ 

http://www.el-nacional.com/ 

http://elimpulso.com/

http://caracaschronicles.com/ 


Un sentito ringraziamento a Giovanni studente italo-venezuelano, che ha fornito il suo tempo e la sua esperienza diretta, preziosa ai fini di questo articolo.

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Articolo pubblicato il 19/03/2014