ELEZIONI REGIONALI

Rilancio o declino?

Discusse e discutibili circostanze hanno posto fine, anzitempo alla legislatura della Regione Piemonte. La campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale non decolla. Piccoli esponenti di piccoli partiti del Centro Destra, indispettiti per un’autorevole designazione operata da Berlusconi, stanno frapponendo ostacoli alla scelta del candidato Presidente, per ergersi ad aghi della bilancia e farsi notare  agli occhi di un elettorato particolarmente indifferente. Il Presidente Cota ha appena ricevuto l’intimazione da parte del Tar, di fissare la data delle elezioni al 25 maggio pena l’intervento di un Commissario Governativo ad hoc designato.

Particolare curioso e inquietante, mentre il Governo non ha ancora provveduto a definire ufficialmente la data dell’ Election Day, quando, per praticità dovrebbero svolgersi le consultazioni elettorali per il rinnovo del Parlamento  Europeo e le lezioni amministrative in numerosi comuni di ogni Regione. Intanto Chiamparino, autoproclamatosi candidato unico del Centrosinistra, da oltre un mese non perde tempo per contattare e coinvolgere ogni ambiente e personaggi di differente estrazione, ritenuti idonei  a portare acqua al suo mulino e nulla tralasciando.

All’attento osservatore non sfugge come, in questa circostanza, il clima sia sostanzialmente sfiduciato  e distratto , rispetto alle altre competizioni elettorali.

La primavera avrebbe dovuto rappresentare la naturale conclusione del mandato dei Consigli Provinciali, con l’indizione dei comizi elettorali. Invece, non ci saranno elezioni, perché come ormai a tutti noto, da anni si additano le Province come Enti inutili. Nei programmi dei governi Monti e Letta, il primo provvedimento messo in cantiere ha indicato la soppressione delle Province, enti elettivi, espressione del territorio, al fine di risolvere ogni male nazionale. La regia del riordino(creazione delle Città metropolitane e abolizione dell’elezione diretta del Consiglio Provinciale), é condensata in un disegno di legge concepito ed illustrato dalla mente inquietante dell’ex ministro e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Delrio.

I testi elaborati sono letteralmente incomprensibili e, l’Unione delle province italiane (UPI) capeggiata dal Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, è più volte intervenuta denunciando l’allarmante stato di cose e, soprattutto i costi in crescita e le disfunzioni sul territorio che, tali norme, di prossima conversione in legge, potrebbero determinare. Nei giorni scorsi è stato inoltre reso pubblico uno studio, richiesto alla Società Geografica da parte del Governo Letta. Senza giri di parole si sostiene e documenta come le Province siano Enti utili a differenza delle Regioni di cui sarebbe auspicabile la cancellazione.

Il neonato Governo Renzi preannuncia ulteriori inasprimenti fiscali a carico di categorie di cittadini (riordino del catasto, rimodulazione delle imposte sui fabbricati, inasprimento fiscale sulle rendite finanziarie,ricalcolo in peius di pensioni già erogate ecc.), oltre al già avvenuto incremento delle accise sui carburanti che comporterà pesanti ricadute sui prezzi dei prodotti.

Studi correlati e la puntuale notizia sull’accresciuto deficit dello Stato, evidenziano come la fonte dell’incessante incremento di spese improduttive e spesse volte clientelari, risieda appunto  nelle Regioni. L’argomento è tutt’altro che accademico perché, tutti ricordano gli scandali alla Regione Sicilia (e non solo) in materia di prebende ai Consiglieri, retribuzioni e trattamenti pensionistici erogate ai dipendenti, a livelli di gran lunga superiori agli standard nazionali, consulenze dal contenuto inconcepibile,  oltre al mantenimento di lussuose sedi di rappresentanza all’estero. Molti governatori si sono distinti nell’esaltazione di nullità e ovvietà che sono antitetiche allo sviluppo dell’economia ed al miglioramento dei servizi a vantaggio dei cittadini Così come lo scandalo delle spese pazze a vantaggio dei Consiglieri Regionali di gran parte delle Regioni, con casi di infiltrazioni mafiose che hanno comportato, nei mesi scorsi, addirittura lo scioglimento di due Consigli di importanti Regioni.

Purtroppo le Regioni si sono distinte con opere pubbliche iniziate e mai concluse,  mancato controllo sull’avanzamento di provvedimenti deliberati e finanziati da anni, se non da decenni, il proliferare di spese opinabili e scelte sciagurate. Le Regioni sarebbero invece tenute ad erogare essenziali servizi ai cittadini, tra cui la Sanità ed i Trasporti. Si deve onestamente ricordare che negli anni 2010-2013 si sono verificate situazioni negative e inedite che nessun Presidente del Consiglio, di Regione e Sindaco, era mai stato chiamato ad affrontare. In questi anni, lo Stato, oltre ad appesantire il carico fiscale sulla gobba dei cittadini, ha ridotto in modo anche considerevole, il trasferimento di fondi alla Regioni, nel capitolo della gestione dei compiti istituzionali.

I Presidenti di Regione ed i Sindaci, a loro volta coinvolti a cascata, denunciando l’accaduto, hanno gridato alla scandalo provvedendo immediatamente  a sopprimere o ridurre servizi essenziali a favore dei cittadini, nei comparti già citati. A costoro non è passato minimamente per la testa di provvedere al riordino degli enti interessati, ai tagli dei costi superflui, purificandoli da quelle incrostazioni che le intese sindacali, le assunzioni clientelari o la piaga burocratica, avevano negli anni generato, aumentando  notevolmente i costi di gestione. Così il cittadino è stato privato dei servizi, mentre continuava ad assistere a sacche d’inefficienza ed allo spadroneggiare dei sindacati ove il numero degli adepti , dipendenti da enti pubblici, ma distaccati presso le proprie strutture e pagati interamente dal contribuente, non hanno eguali nei Paesi europei.

In attesa delle prossime elezioni Regionali in Piemonte, che comporteranno  altri stanziamenti e segneranno l’erogazione di ulteriori prebende a vecchi e nuovi consiglieri, sorge da parte dei molti cittadini la domanda:”A cosa servono”? Per proceder al taglio dei servizi, senza mediazione politica, alla mancanza di progettualità, alla miopia manifestava verso la Società in rapido cambiamento,non era forse preferibile un Ufficiale di Governo che, scevro da clientelismi, procedesse all’ordinaria amministrazione, forse meglio di come hanno fatto gli amministratori in scadenza, senza appesantire ulteriormente le finanze della Regione”?

Purtroppo, quando la Democrazia, abbandona la via della probità e del rispetto del cittadino, si rischia di calpestare aneliti di libertà ed alti ideali. Di chi è la colpa e quali responsabilità ha la classe politica che ci ha Governato negli ultimi anni? Le vestali della politica politicante s’indignano e seraficamente reclamano la legittimità dei “costi della Democrazia”, pur sapendo di mentire spudoratamente. Fuori del Palazzo, ove ogni giorno il cittadino elettore combatte per vivere e nutre pessimismo verso il futuro che l’attende, la musica è ben diversa e le conclusioni pure.

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Articolo pubblicato il 12/03/2014