"Sanremo 2014, Festival delle fotocopie"- L'opinione capitolo sesto

A cura di Maurizio Lorys Scandurra

Francesco Di Giacomo, il rock italiano perde una delle sue firme migliori; GIUSY FERRERI E NOEMI LOOK DA CENTRO SOCIALE, ARISA CLONE DI IRENE FARGO E SILVIA SALEMI". Si salvano come sempre i grandi della musica: Gino Paoli, Renzo Arbore, Claudio Baglioni

Il Festival delle fotocopie.

Cominciamo da Arisa.

Ve la ricordare al suo debutto fra i Giovani, qualche anno fa, capelli scuri, rossetto rosso fuoco da far da contrasto a un paio di occhialoni neri in stile professoressa ingessata delle scuole superiori con tanto di abitini improbabili?

Forse qualcuno dimentica che nel 1991 si presentò a Sanremo una giovane cantante di Brescia, soprano lirico leggero, altro che voce da
canzonetta, molto più bella  e ben vestita, che incantò l'Ariston cantando "La donna di Ibsen", e l'anno successivo "Come una Turandot": brani di una complessità tecnica e un'intensità emotiva propria delle più grandi voce femminili italiane.

Si chiama Irene Fargo, fu presto ingiustamente dimenticata
ma poi riscoperta negli ultimi anni da Lucio Dalla - uno dei pochi eterni, immortali talenti che in fatto di musica ci ha sempre capito - e, guardacaso, aveva lo stesso look di Arisa: occhialoni neri, ma ben altro timbro ed estensione, e acconciatura migliore.

Arisa si è poi trasformata, entrando nelle grazie di Mauro Pagani - osannato da certa sinistra come grane musicista - lo è
veramente - di una certa intellighenzia di partito, ma per ben due anni fallimentare co-direttore artistico di Sanremo, nel malriuscito clone di Silvia Salemi, altra cantante di valore assente da un po' sulle scene: stessa acconciatura e trucco, ma molto sottotono in termini di brano e qualità vocali
anche qui rispetto alla Salemi stessa.

Chissà, forse la prossima volta la vedremo nei panni di Mina? Il dubbio resta. Giusy Ferreri e Noemi?: sembrano uscite da un negozio di stoffe dove al posto di un sarto c'è un anarchico cieco in stile centri sociali, che cuce a casaccio brandelli di tessuti, abbinandoli a improbabili tagli asimmetrici di capelli che non rendono omaggio al viso delle due giovani cantanti.

Le quali pensano, erroneamente che un look d'effetto aiuti a coprire la mediocrità assoluta delle loro canzoni. Sbagliato, è l'esatto contrario: casomai la accentuano fortemente, rendendola ancor più
manifesta di quel che è.

Il Festival delle fotocopie continua: nel 2008 fu esclusa Loredana Bertè (lei sì che è famosa davvero), la canzone non era inedita: stessa sorte è toccata quest'anno a un altro degli sconosciuti "Big" in gara, Riccardo Sinigallia.

Fazio fintobuonista lo grazia come un confessore che assolve dal peccato più grave, invitandolo a cantare comunque il proprio brano fuori la serata finale, e l'artista ringrazia, dicendo egli stesso che è già un miracolo per lui aver ottenuto questa visibilità dopo anni che non se lo filava più nessuno. Meteora di passaggio bis, ma almeno onesto.

Chi "salva" il Festival? Gino Paoli, Claudio Baglioni, Renzo Arbore: insomma, gli amici di Fazio accorsi in massa sull'autoambulanza della musica italiana - quella vera - a cercare di rattopare inutilmente la troppo grande falla del Titanic degli ascolti, di un Sanremo in stile Costa Concordia che si inabissa sempre più,
trasformando il viaggio degli ascolti tanto attesi da Mamma Rai da crociera di lusso annunciata in un naufragio senza fine.

A rattristare la già triste e orribile settimana festivaliera, l'annuncio della scomparsa di un grandissimo
del rock progressivo italiano: Francesco Di Giacomo, voce e leader del Banco del Mutuo Soccorso.

E di soccorso, il Festival ne ha davvero un immenso gran bisogno, già a partire dal 2015, se vogliamo ancora dare dignità a questo glorioso nome della Tv di Stato.

La vittoria di Rocco Hunt, nome da fumetto e look da scugnizzo fra i Giovani? E l'ora dei rapper. Non bastavano quelli già in circolazione, pure da Salerno arrivano ora! E' un genere musicale che non ci
appartiene. Provate a immaginare un disco di classici napoletani interpretato da Eminem: qualcuno lo comprerebbe?

E allora, siamo seri, almeno per una volta. Siamo gli alfieri della melodia nel mondo. Smettiamola di copiare, scimmiottando, l'estero, tiriamo fuori gli artigli, e prodighiamoci nell'applicarci a fare ciò che ci riesce meglio di tutti nel mondo: scrivere e cantare belle canzoni.

Modugno docet.

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Articolo pubblicato il 22/02/2014