Sanremo 2014 - "Cantanti con il codice a barre nel discount della musica italiana"

L'opinione n. 5 di Maurizio Lorys Scandurra

 

Musica senza energia, scaletta priva di ritmo, mancanza di originalità autorale per la terza serata del Festival.

 

Bel monologo della Littizzetto sulla bellezza viziato però da due "vaffanculo", cantanti trattati come prodotti da scaffali da supermercato.
 

 

Sembra di essere al supermercato, con Fabio Fazio in veste di scaffalista e la Littizzetto addetta alla Cassa Centrale o box informazioni che dir si voglia, pronta a dire qualsiasi cosa al microfono con quella voce fastidiosa per ogni buon udito.

 

I cantanti sono nominati, anzi, etichettati con il codice a barre per il televoto, alla stregua di barattoli di pelati, scatolame, formaggi e salumi. Per una volta, sarò breve. Lo giuro, non mi dilungherò oltremodo. Non ho davvero più alcuna voglia di farlo.

 

Sono già abbastanza disgustato di come la Rai sperperi i denari del canone e dei privati che acquistano spot in un modo così inutile. Ho cose ben più importanti da fare durante il giorno che spendere parole  e pezzi di cuore, per un passionale verace quale sono, sull'inutilità e la vacuità del Festival di Sanremo.

 

Mi sembra di essere stato sinora l'opinionista che a livello nazionale, così come mi hanno scritto in molti, non ha avuto remore, nè peli sulla lingua. Quello che ha a buon diritto sparato a zero cum cognitio causae contro tutto e tutti.

 

Contro quello che non va: l'intero Festival. E non tanto per fatto di gusto o un'inclinazione alla vis polemica, ma perchè la verità sia chiara sempre a chi legge. Per dovere morale, deontologico, professionale. Tanto Fazio & Company fanno sempre quel che vogliono, qualunque cosa uno scriva. 

 

E ogni giorno il terreno degli ascolti gli frana sotto i piedi - esiste ancora fortunatamente una Giustizia divina - con buona pace degli investitori pubblicitari della Rai che, se fossi io tra loro, chiederei l'ìmmediata risoluzione del contratto, i soldi eventualmente versati inditero con tanto di interessi, battendo i pugni sul tavolo con forza.

 

Flop su tutta la linea. Ma come si fa a fare ascolti con perfetti sconosciuti come Renzo Rubino, Riccardo Sinigallia e simili? Per poi rattoppare con i soliti grandi come Renzo Arbore, Franca Valeri, Gemelle Kessler, Raffaella Carrà e Claudio Baglioni?

 

I Perturbazione: "Carneade, chi era costui?" esclamerebbe stupito il Manzoni, se solo se li trovasse davanti agli occhi. A questo punto potevano starci bene anche Giuliacci e buonanima del colonnello Bernacca.

 

Un'idea geniale che regalo a uno come Fabio Fazio che da anni conduce un programma a tutta sinistra dal titolo "Che tempo che fa" semmai, dubito fortemente, rifarà ancora Sanremo. Spero proprio di no! Almeno avremmo avuto degli ottimi meteorologi sul palco.

 

Magari poteva far cantare anche Luca Mercalli. Chissà come se la sarebbero cavata con microfono e orchestra. Di sicuro cento, mille, infinite volte meglio di questi pseudobig, eccetto qualcuno. E ora uno sguardo rapido ai cantanti.  

 

A cena con Giusy Ferreri? Neanche per sogno, meglio due ore di straordinario in fabbrica in più. Perturbazione sottotono, Francesco Sarcina non convince come operazione ripescaggio da ex frontman de Le Vibrazioni (gruppo che ha fallito in pieno l'obiettivo di una carriera, surclassato e superato da Modà e Negramaro), Frankie Hi Nrg mc sembra dire a se stesso "Pedala" e titolo più azzeccato non poteva trovare per girare i tacchi e tornare a casa ed esprimere quel che gli italiani pensano di lui: con Sanremo è incompatibile, come il diavolo e l'acqua santa.

 

A questo Festival manca l'energia della musica e l'originalità della scaletta. Antonella Ruggiero fa esercizi di lirica con continui saliscendi di note di varia altezza, Renga spera in un miracolo come fu nel Sanremo 2005 targato Poalo Bonolis, Raphael Gualazzi farebbe bene a suonare solo il piano: non ha la voce, la grinta, il carisma e neanche l'aspetto degli scatenati soulman come Stevie Wonder, Andrea Mingardi, Zucchero, tanto per citarne alcuni.

 

Per una volta tanto, spezzo invece una lancia a favore di Luciana Littizzetto: riuscito monologo sulla bellezza, a volte toccante, a volte più populista, ma senza quei due "vaffanculo" avrebbe guadagnato un milione di punti in più. Ma, si sa, per dirla con Andrea Mingardi, "nessuno siam perfetti, ciascuno abbiamo i suoi difetti".

 

 


 


 


 


 

 


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Articolo pubblicato il 21/02/2014