I PROSSIMI DIECI ANNI

Come riflettere e prepararsi alle problematiche logistiche ed esistenziali dei prossimi difficili tempi

Nell’accogliente sede del laboratorio Micca di Galliano Habitat, nella serata di mercoledi 19 febbraio, Giorgio Borello ha intrattenuto un pubblico attento e numeroso su un argomento di sicuro interesse che può riassumersi con questo interrogativo: Quali scenari attendono la popolazione italiana che invecchia(in senso  lato),perché nessuno è esente, nei prossimi dieci anni?

L’oratore inizia ricordando un articolo pubblicato su un quotidiano a tiratura nazionale nell’aprile 2012. Si citavano autorevoli fonti del Fondo Monetario internazionale e veniva descritta, in termini scarni, ma efficaci, la realtà italiana del 2025 ove ci saranno due persone con più di 75 anni, contro un giovane con meno di 15 anni, con tutte le conseguenze negative sulla portata dello Stato sociale. Non vi furono però reazioni alle diffusioni di questi dati. Forse perché poche persone si soffermano su realtà scomode. La mancanza di prese di posizioni plateali non è sufficiente a cancellare i problemi,o meglio a non individuarne le cause e l’approdo.

Si parla così di denatalità per giungere alla già drammatica situazione dell’INPS, il nostro disastrato istituto previdenziale che, oltre a corrispondere pensioni proprie, è gravato da infinite erogazioni di natura assistenziale. La rassegna è lunga e variegata. Le “facili e numerose” pensioni d’invalidità, le pensioni ed i trattamenti corrisposti ai famigliari anziani degli extracomunitari(che ovviamente ) non hanno versato nel corso della loro vita contributi previdenziali, per giungere alla Cassa Integrazione guadagni  in deroga che, da ormai oltre tre anni, richiede fondi in continua crescita.     I già precari equilibri dell’Istituto previdenziale si presentano ulteriormente compromessi. A fine 2013 è stato incorporato l’INPDAP, istituto che eroga trattamenti pensionistici agli ex dipendenti dello Stato. Stato inadempiente perché, a differenza di quanto successo negli anni precedenti quando venivano incorporati fondi privati(dirigenti d’azienda, piloti ecc), non sono state trasferite all’INPS le quote accantonate. Con il Governo Monti, la riforma Fornero, creando notevole scompiglio non solo nella vita di pensionandi o ex dipendenti già fuori dalle aziende,i c.d.esodati, ha disciplinato in modo drastico l’accesso al pensionamento. Con le misure di questa riforma, le donne risultano particolarmente colpite e da quest’anno, per accedere alla pensione dovranno attendere 18 mesi in più rispetto all’anno precedente. La stessa riforma aumenta altresì i contributi per i lavoratori autonomi e, nel complesso, porta a compimento le misure già previste dalla riforma Dini del 1996, adeguando gli accessi alla pensione al rapporto vita media-vita probabile.

Vi sono però altri aspetti del Welfare ad essere compromessi che così, per brevità si evidenziano:

-i rendimenti delle prossime pensioni calcolate indistintamente con il metodo contributivo

-gli interventi assistenziali a favore dei malati cronici

-le erogazioni della Cassa Integrazione Guadagni, ormai snaturate rispetto alle fattispecie della legge 223/91 e seguenti,sino ad ora finanziate dal Governo.

La crisi economica, il delta occupati e disoccupati, la denatalità e il rapporto disastroso ed innaturale tra lavoratori occupati e disoccupati e pensionati, fa si che il sistema non possa sopravvivere, pena anche la spada di Damocle che pende da Bruxelles.

Quale destino è riservato al cittadino italiano che si era ormai abituato ad essere soccorso dallo Stato in ogni evenienza?

I giovani dovranno ricorrere alla previdenza integrativa, mentre, a carico dei pensionati si profila un ricalcolo dei trattamenti già in essere,con l’adozione del solo metodo contributivo e con notevole riduzione delle erogazioni in atto.

Per i malati cronici, dovranno provvedere le famiglie a farsi carico di parte o in massima parte dei costi dell’assistenza.

L’oratore conclude con un pizzico d’ottimismo e invita a ricreare un clima di fiducia e guardare avanti, per non essere impreparati rispetto a quel che ci potrà attendere, senza rimanere supini e silenziosi. Se guardiamo al passato, non possiamo dimenticare come dopo le distruzioni belliche ci fu la ripresa ed arrivammo nel 1960 a festeggiare il boom economico che ancora non aveva raggiunto Paesi europei  che oggi ci guardano come discoli.

Molti sono i quesiti e le affermazioni che giungono dal pubblico.

Per gestire in modo intelligente l’assestamento del Welfare, il Governo dovrebbe iniziare dalla riorganizzazione della burocrazia parassitaria ed all’attenta riduzione della spesa improduttiva. Il paragone con il miracolo economico rappresenta una nota amara poiché,nel 1960, i Governi incentivavano e  tutelavano il risparmio degli Italiani con l’esenzione di imposte e non esistevano regolamenti e prescrizioni  inutili e dannose che ormai rivestono ogni aspetto del settore produttivo e della distribuzione di beni e di servizi. Principalmente per tali motivi, oltre alle carenze delle infrastrutture, le lungaggini burocratiche ecc, gli investitori stranieri evitano di cogliere opportunità in Italia e le aziende italiane sono vessate. La sfiducia in coloro che ci hanno governati negli ultimi anni, sprecando ingenti risorse con false, strumentali  e clientelari politiche di sviluppo, contribuisce a non fare accettare ulteriori sacrifici ai cittadini, perché non è etico  ricercare di tassare coloro che, alla stato attuale già pagano tasse, imposte e contributi, mentre il sommerso, lo spreco e la corruzione continuano il loro corso indisturbati. Ancora in tema di pensioni, giunge dal pubblico un’acuta osservazione. I nostri politici,in modo quasi trasversale, si dicono favorevoli ad introdurre, nell’ordinamento il riconoscimento a tutti gli effetti e con la fruizione di ogni diritto, delle coppie di fatto e del matrimonio omosessuale,o qualcosa di più sfumato . Costoro, tralasciando per un attimo ogni considerazione storica, giuridica ed etica, non si rendono conto che, sotto l’aspetto previdenziale, l’incremento conseguente di ulteriori pensioni di reversibilità  , minerebbero in modo drammatico gli equilibri finanziari dell’Inps. Forse a Roma quest’acutezza proveniente dal centro di Torino, non è mai arrivata , o meglio non è stata capita dalle menti eccelse della burocrazia ministeriale e dell’”alta politica”!

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Articolo pubblicato il 21/02/2014