A tutto Sanremo - L'opinione capitolo secondo

A cura di Maurizio Lorys Scandurra

Maurizio Lorys Scandurra:

"Per quel che mi riguarda, non vivo con ansia l'attesa della prima serata del Festival di Sanremo. Non mi aspetto alcunchè di nuovo o eclatante dalla "Formula Fazio-Littizzetto".

In buona parte la kermesse si presenta già, come lo scorso anno, da quel che si legge e si sente dire in giro da addetti ai lavori e non, come un remake dei momenti di approfondimento musicale di "Che Tempo che fa" sul versante dei cantanti, il modo di trattare le canzoni e il cast.

Se si può definire "novità" il fatto che ciascuno dei sette Big in gara questa sera ha un "presenter" (tra questi persino Massimo Gramellini, il quale da un po' di tempo a questa parte si occupa con la propria penna e il proprio eloquio fluente di tutto un po'), ovvero qualcuno che lo accompagnerà per la prima volta di fronte alla telecamere spendendo, immagino, qualche parola pro bono per il proprio "beniamino", direi che la creatività autorale è davvero scarsa.

Piuttosto, lo definirei un modo astuto per portare sul palco dell'Ariston un maggior numero possibile di volti noti di questo o quel settore, al fine di cercare di strappare più audience, confidando in un potenziale, ma non scontato, allargamento del bacino di utenza e del target della platea televisiva. 

La quale, fino a prova contraria, è costituita per l'80% dai 50 in su. Trovo un forte sbilanciamento nel parterre di cantanti in gara, a livello di genere: Arisa, Noemi, Antonella Ruggiero e Giusy Ferreri sono le sole quattro donne, sul versante dei Big.

Come dire, le pari opportunità tanto care storicamente alla sinistra sul palco dell'Ariston musicalmente non sembrano essere determinanti, per un'edizione del Festival che, volenti o nolenti, si annuncia molto, ripeto, sinistra-friendly. 

L'omaggio a De Andrè? E' dal Sanremo del 2009, coinciso con il decennale della scomparsa del grande cantautore celebrata quell'anno dalla straordinaria performace live della PFM, il miglior gruppo di rock italiano più amato e noto nel mondo, che si sprecano i tributi in questo o quel programma tv al Fabrizio per antonomasia della musica italiana.

Non che sia sbagliato, per carità, ma est modus in rebus. Il troppo stroppia, dicevano a ragion veduta i miei nonni. E non sbagliavano affatto. Tant'è che molti cantanti amati da Fazio, come la stessa Antonella Ruggiero, a "Che tempo che fa" in passato hanno ricordato più volte con proprie reinterpretazioni i brani più intensi del musicista ligure.

Quest'anno, in gara, c'è pure il figlio, Cristiano De Andrè, che da anni non lo si vedeva sul palco della Città dei Fiori. Ci mancava solo Dori Ghezzi, e il gioco era fatto. Dulcis in fundo? Luciano Ligabue questa sera si prodigherà anche lui in un tributo. Indovinate un po' alla memoria di chi?

Vorrei solo precisare bene che Sanremo è il Festival della Canzone Italiana Popolare, mettiamocelo bene in testa, una volta e per tutte! Lo scorso anno ci hanno lasciato tre mostri sacri del pop: Little Tony, Enzo Jannacci e Franco Califano. Le loro canzoni sono sulla bocca di tutti, attraversano la linea del tempo di generazioni intere, sono le più suonate nei karaoke, le più cantate nelle piazze dello stivale e occupano un posto di tutto rispetto nelle play-list delle radio.

Possibile che nessuno abbia pensato a loro? In un'Italia alle prese con disoccupazione, instabilità e fattori negativi su ogni fronte, una bella rivistazione di "Riderà" del grande Antonio Ciacci non avrebbe di certo guastato.

Così come "Italia" di Mino Reitano, altra figura della storia della musica italiana che meriterebbe più posto nei ricordi festivalieri e non solo, già solo per quella cortesia e gentilezza che l'hanno sempre contraddistinto in tutta la sua vita, oltre all'indiscusso valore aartistico: quella canzone, oggi, magari cantata in gruppo da una squadra di Big fuori gara, poteva suonare come un inno, un invito alla coesione nazionale - valore oggi inesistente annullato completamente dall'individualismo della politica - alla ripresa, solare e positivo, com'era lo stesso Reitano, a ricordare a tutti gli italiani quanto è bello e forte il nostro Paese in un momento storico difficile quale quello in atto.   


 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 18/02/2014