Area Ponte Mosca: "Associazioni e Comitati Riuniti di Porta Palazzo" ci scrivono

Le precisazioni del Presidente Adriana Romeo (foto)

 

"La nostra posizione a proposito del "mercato abusivo" è sempre stata quella di un totale richiamo alla legalità, ovvero riteniamo necessario che esso venga contrastato senza eccezione alcuna.

Per quanto concerne i progetti del Comune di Torino relativi al "Mercato di libero scambio", la nostra posizione non si discosta dalla precedente, in quanto anche questo porta con sè i medesimi problemi verificati in quello di Porta Palazzo, problemi che ricadrebbero su qualsivoglia area si trovi a riceverne la presenza.

Le zone limitrofe a qualunque area interessata dal fenomeno si trasformerebbero in un gigantesco suk abusivo, al di fuori di ogni regola e controllo, dove si ripeterebbero i medesimi rituali di vendita di prodotti alimentari e non, merci dalla dubbia provenienza, derivati da ricettazione e/o legati alla contraffazione, con il risultato di avere altri e ulteriori problemi concreti anche di vivibilità del quartiere.

Nel caso dell’area Ponte Mosca, essa è da anni sottoposta a tensioni di convivenza sociale irrisolte e allo spaccio di stupefacenti, alla presenza di tossicodipendenti, ai bivacchi sul Lungo Dora destinati a grande consumo di alcoolici e conseguenti deiezioni all’aperto e alla microdelinquenza.

Gli spazi adibiti a parcheggio sono inesistenti e comunque una pressione di autoveicoli maggiore a quella attuale renderebbe il traffico assolutamente impossibile.

Pertanto ci attendiamo che il Comune di Torino sappia finalmente contrastare efficacemente il fenomeno "abusivi" con tutte le ricadute di microdelinquenza che lo circondano".

 

 

La panoramica tracciata da Adriana Romeo rispecchia, nei dettagli citati, una situazione di profondo degrado sociale e ambientale più volte denunciato, nella sede istituzionale della Circoscrizione 7, dai Consiglieri della minoranza con interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno che hanno lasciato il tempo trovato.

Con questo desideriamo evidenziare come sia in atto una comunione di intenti per difendere la legalità e i diritti di chi, rispettando le regole e pagando i contrfibuti comunali e statali, vedono quotidianamente messa in pericolo la sopravvivenza della loro attività.

Non si può inoltre tacere la legalizzazione comunale del "mercato di libero scambio", un atto di solidarietà (?!?!?) verso i più deboli che in effetti si è tramutato nel commercio di merce nuova e di dubbia provenienza.

Fa piacere mettere la cittadinanza a conoscenza del fatto che le Associazioni si stiano battendo e adoperando nella speranza che il Comune si attivi, vista la degenerazione dell'iniziativa, nel contrasto efficace al proliferare del fenomeno che è il miglior trainante per la microdelinquenza.

Purtroppo il tempo passa e, dietro il paravento di una "possibile complicazione dell'ordine pubblico", cittadini e commercianti sono costretti a subire soprusi ed anche atteggiamenti violenti quando si "permettono" di tentare la difesa dei loro diritti violati.

L'ultima "preoccupazione" viena dall'Area Ponte Mosca, lo spiazzo incolto di proprietà della Provincia di Torino, che un tempo doveva ospitare la realizzazione di un istituto scolastico internazionale, poi fu posteggio per la discoteca Big di corso Brescia, fino a quando furono corrisposti i canoni d'affitto, ed oggi è lasciata a se stessa vittima delle più disparate supposizioni sulla prossima destinazione d'uso.

Corre voce, giacchè la proprietà non ci ha ancora fornito concrete risposte peraltro da qualche tempo sollecitate, che possa essere la prossima locazione del mercato di libero scambio il che ha messo in agitazione i residenti che stanno attivando una raccolta di firme contro questa "ulteriore calmità".

Come abbiamo appena detto, non abbiamo per il momento notizie certe in quanto siamo in attesa di poterle rendere pubbliche non appena ci verranno trasmesse. 

(Immagini dell'area Ponte Mosca fornite da Adriana Romeo)

                                                                                                                            Massimo Calleri

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Articolo pubblicato il 07/02/2014