Intitolare il Conservatorio di Torino a Leone Sinigaglia

Lo chiede Gioventura Piemontèisa per il Giorno della Memoria

In occasione del Giorno della Memoria 2014 Gioventura Piemontèisa ha chiesto l’intitolazione del Conservatorio di Torino a Leone Sinigaglia.  

Il 27 Gennaio è stata infatti presentata formale richiesta al Sindaco di Torino, sotto forma di petizione, «affinché si attivi per l’intitolazione del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino a Leone Sinigaglia, musicista piemontese e vittima dell’antisemitismo». 

Da tempo, avevamo sentito valorosi piemontesisti affermare che l’intitolazione del Conservatorio di Torino a Giuseppe Verdi non fosse opportuna, si era fatto il nome di altri musicisti piemontesi, il compianto Beppe Burzio, ad esempio, sosteneva la candidatura di Giovanni Battista Viotti… 

Per questo motivo abbiamo sentito a proposito di questa iniziativa gli “storici” fondatori del movimento Gioventura Piemontèisa, Carlo Comoli e Jean Michel Novero. 


 

Volete ricordare ai torinesi chi è stato Leone Sinigaglia, e perché il suo nome si ricollega al Giorno della Memoria? 


 

Leone Sinigaglia nacque a Torino il 14 Agosto 1868. Di famiglia ebraica di madrelingua piemontese, imparò altre quattro lingue, ebbe una formazione letteraria, fu pioniere dell’alpinismo (partecipò a numerose ascensioni e tracciò nuovi sentieri) e fu soprattutto musicista. 

Su invito di Dvo?ák, a partire dal 1902 intraprese la ricerca sul campo della musica tradizionale piemontese, salvando dall’oblio 500 melodie e 120 testi. Alla ricerca seguì l’elaborazione armonica, tutta (in particolare la sua ultima produzione) ispirata alla tradizione piemontese e che, grazie al Maestro Arturo Toscanini, assunse rilevanza mondiale. 

La morte di Leone Sinigaglia è legata alle persecuzioni contro gli ebrei del regime fascista italiano. La casa del Maestro a Cavoretto venne requisita dal governo e saccheggiata, e tutti i suoi ricordi di famiglia sparirono. Profondamente colpito, ricoverato all’Ospedale Mauriziano, il 16 Maggio 1944 venne colà tratto in arresto e, mentre veniva eseguito il fermo, morì. 


 

Noi torinesi ricordiamo l’opera di Leone Sinigaglia con tutta l’importanza che merita? 


 

L’opera di Leone Sinigaglia ha portato il Piemonte ad essere uno dei Paesi meglio documentati d’Europa sotto l’aspetto musicale. 

La sottovalutazione di questo patrimonio è stata la spinta che ha portato Leone Sinigaglia, amico di Johannes Brahms, Gustav Mahler e Antonín Dvo?ák, a raccogliere la memoria superstite della nostra musica etnica, con l’obiettivo dichiarato di restituire al Piemonte la propria musica. 

Roberto Leydi ha scritto che Leone Sinigaglia è stato l’unico nelle nostre contrade a farsi ricercatore e compositore con il medesimo spirito di Bèla Bartók, vale a dire ispirato da un sentimento nazionale (piemontese).


 

Cosa chiedete al Sindaco di Torino?


La nostra richiesta mira, in occasione del Giorno della Memoria e del Settantesimo anniversario della scomparsa di Leone Sinigaglia (il prossimo 16 Maggio), a fare in modo che la Città di Torino si faccia parte attiva per rendere omaggio al nostro grande ed emblematico musicista piemontese dedicandogli Conservatorio, oggi intitolato a Giuseppe Verdi, riaffermando così l’identità piemontese su questa istituzione artistica.


Anche chi vi intervista non ama Giuseppe Verdi, se consideriamo dal punto di vista storico-politico il protagonista del periodo risorgimentale e non il musicista. Forse è meglio spiegare ai torinesi perché l’attuale intitolazione del Conservatorio appare inopportuna?


Il Conservatorio torinese fu costituito nel 1936 (quindi sotto lo stesso governo che uccise Sinigaglia) quando l’ “Istituto Musicale della Città di Torino” passò d’ufficio sotto la competenza dello Stato italiano. Verdi deve quell’intitolazione, come gran parte del suo successo, al fatto di essersi docilmente lasciato strumentalizzare dai rivoluzionali risorgimentali. D’altronde il suo nome appare già su decine di strade, piazze e istituzioni in Italia, pertanto si potrebbe fare a meno del suo nome almeno per il Conservatorio di Torino.

Inoltre Verdi fu palesemente ostile al Piemonte, lo ha lasciato scritto - in modo inoppugnabile - Vittorio Bersezio, il fondatore della “Gazzetta Piemontese”, antenata de “La Stampa”...


Mersì, fieuj, e an piòta!

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Articolo pubblicato il 30/01/2014