L'ubiquità e la memoria condivisa

Le nuove tecnologie ci consentono di affidare alla rete la memoria e di essere reperibili ovunque

Sino a pochi decenni fa, avere una memoria infinita per possedere tutto lo scibile umano e trovarsi contemporaneamente in ogni luogo erano attitudini da semidei, erano qualità sovraumane che nessuno avrebbe immaginato di poter raggiungere in pochi decenni.

Oggi, invece, le cose hanno cambiato direzione grazie alla rete: abbiamo la memoria condivisa nella "nuvola" e la possibilità di raggiungere e farsi raggiungere senza limiti.

Iniziando dalla memoria, possiamo individuare un primo periodo durante il quale vi era quella orale che attraverso il ricordo tramandato a parole rappresentava la forma di un sapere che veniva mantenuto vivo nel tempo.

Poi, con la scrittura, amanuense prima e di stampa successivamente, la memoria si è trasferita su carta, rimpiendo biblioteche e non solo. I limiti di questi due sistemi di memorizzazione erano legati al fatto che era vincolato al sapere di chi conoscevamo o dalle biblioteche che avevamo vicino.

Oggi, la prospettiva è completamente cambiata: tutto il sapere si trova in un'unica gigantesca biblioteca, il web, e la sua collocazione spaziale non ha più alcuna importanza tanto da essere a disposizione di tutti senza quei limiti di spazio e tempo che l'avevano contraddistinta nel passato.

La tecnologia ci consente, anche, di non doverci sforzare a ricordare nemmeno i piccoli appuntamenti quotidiani. E' sufficiente uno smartphone o un'agenda elettronica per ricordarci tutto quello che dobbiamo fare in giornata.

Il vantaggio di avere una memoria condivisa e distribuita è indubbiamente quello di non doverci più sforzare a memorizzare tutto, demandando agli aggeggi elettronici il compito di ricordare al posto nostro e, quindi, lasciando la nostra mente libera di concentrarci sulla soluzione di problemi più importanti.

L'altra faccia della medaglia è che troppo spesso la navigazione in rete ci porta freneticamente a balzare da un link all'altro per soddisfare quel nostro bisogno irrefrenabile di sapere tutto senza darci il tempo di poderare su ciò che leggiamo con la conseguente perdita di capacità di assimilare profondamente ciò che apprendiamo, attività che nell'epoca dei soli libri e giornali riuscivamo a compiere in maniera più efficace.

Sul fronte dell'ubiquità, dote riservata unicamente a Dio, il fatto che tutti possano raggiungere tutti ovunque e sempre attraverso la rete mobile e il web a cui ci si può connettere via etere, ci fa sentire un po' dei semidei, anche se dovremmo essere consci del fatto che essere sempre disponibili non sempre rappresenta un vantaggio, altrimenti non ci ritroveremmo spesso a riceve telefonate nei momenti più disparati al grido di "ma proprio adesso?!".





Marco Pinzuti


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Articolo pubblicato il 29/01/2014