Accordo FIAT – CHRYSLER

America-Italia , ognuno ha il sindacato che si merita

Il 21 gennaio  FIAT ha firmato l’accordo di acquisizione della Chrysler.

Il consolidamento dell’industria automobilistica ha portato alla nascita del sesto gruppo automobilistico mondiale, che punta tra qualche anno a scalare la vetta e raggiungere postazioni più vicine a quelle dei più grandi colossi mondiali del settore auto come la giapponese Toyota. L’origine di quest’alleanza si può ricondurre soprattutto alla necessità per una delle due società di uscire dalla crisi e salvarsi da un quasi certo fallimento, e per l’altra di rispondere alle esigenze e al desiderio di accedere ad un mercato, quello americano, che se pur in crisi resta sempre uno dei più ambiti in termini di opportunità per l’impresa di incontrare la domanda con la propria offerta.

Il vero successo di quest’accordo si verificherà quando il management saprà sfruttare la complementarietà delle due aziende in termini di tecnologia, prodotti, cultura aziendale e mercati in cui esse operano, ma soprattutto sarà fondamentale la realizzazione delle sinergie che scaturiscono da questo genere di complementarietà, senza perdere il vantaggio competitivo nel settore originario. I primi risultati che ci si attende dalla stipulazione di quest’accordo sono l’introduzione sul mercato di nuovi prodotti, realizzati con entrambe le tecnologie, Chrysler e Fiat, in particolare i modelli che verranno costruiti con l’utilizzo di piattaforme e basamenti della casa torinese.

Uno dei suoi modelli di maggior successo è la “Fiat 500”. Un genere di vettura dalle caratteristiche più europee in confronto alle macchine di più grandi dimensioni preferite dagli americani, ma che sicuramente rappresenta il punto di svolta nel mercato automobilistico americano in quanto segna l’arrivo di vetture più piccole, meno inquinanti e soprattutto che consumano meno. Questo modello è già oggi prodotto in Messico ed i risultati di vendita sono in crescita.

L’avvio di ciò che oggi si concretizza è stato possibile, innanzitutto perché il Governo degli Stati Uniti, per evitare un ulteriori affossamento di una grande realtà industriale, ha creduto nel ruolo e nel prestigio della Fiat, passata indenne di fronte ad analoga sfavorevole congiuntura. Così , il Governo USA si è impegnato direttamente con un’esposizione finanziaria e concedendo un prestito che, nel frattempo la FIAT ha già restituito.  Ha coinvolto il sistema creditizio a ristrutturare il debito ed il sindacato americano a negoziare una rilevante riduzione del salario ,a salvaguardia dei posti di lavoro.

Com’è noto negli Stati Uniti, i trattamenti pensionistici dei lavoratori, non sono affidati ad un carrozzone gemello dell’INPS, bensì investiti nell’azionariato delle aziende datrici di lavoro dei dipendenti e nel comparto finanziario, tramite appositi Fondi Pensione. Il sindacato, operando il ruolo  contrattuale  e non meramente conflittuale a antisistema , come la realtà italiana amaramente c’insegna, non ha solamente salvaguardato il posto di lavoro degli attuali occupati e delle nuove generazioni, ma ha permesso e garantito l’erogazioni delle pensioni in atto e per il futuro .Il Sindacato, oltre a svolgere il ruolo di rappresentanza che gli è proprio, è stato un soggetto attivo e determinate, tramite il Fondo Pensione e Sanitario Veba, in quanto  firmatario dell’accordo stesso.

Nel ripercorre la differenti fasi di questa vicenda (dal fattivo intervento del Governo degli Stati Uniti, al ruolo responsabile del Sindacato maggiormente rappresentativo, alla disponibilità dei creditori ed al supporto del mondo finanziario),le analogie con la situazione italiana risultano stridenti.

Soffermiamoci sulle vicende Alitalia presenti e passate.

La nostra compagnia di bandiera è stata ,negli anni gestita nel modo peggiore perché la politica era asservita al sindacato ed impediva al management di confrontarsi con le iniziative  gestionali idonee a gareggiare con i competitors internazionali in modo concorrenziale. Invece di sbarazzarsi di questo cadavere ormai in avanzato stato di putrefazione, con un’immagine pessima e non comparabile a livello internazionale, il Governo italiano continuò a sperperare miliardi di euro  impedendo, di fatto , alla cordata di imprenditori che stava per rilevare  il controllo della società post capitalizzazione, di impostare un livello di gestione sinergico e competitivo.

I privilegi sindacali, la vivenza di caste di privilegiati ed inefficienti, il capestro degli orari dei voli, non consoni alle esigenze dei mercati, ma al riposo dei comandanti ed alla turnazione degli orari degli equipaggi, ci hanno riportato, dopo cinque anni, alla situazione di partenza, senza che l’attuale Governo senta la vergogna di continuare a sprecare i miliardi sottratti al cittadino contribuente, impostando scelte drastiche , ma ineluttabili ed il discorso purtroppo non è terminato.

Per ricordare, in un momento di crisi, gli anni di splendore, risulta ancor più amaro rileggere le politiche e  le iniziative di lotta portate avanti dalla organizzazioni sindacali, negli anni ante 1980 alla Fiat, in contrasto con le esigenze aziendali e nonostante il mercato domestico ed internazionale richiedesse accelerazioni della produzione e un’organizzazione del lavoro flessibile e competitiva. Complice la debolezza e la connivenza dei Governi dominati sempre più dalla miopia della sinistra Dc ed al dilagante cattocomunismo, si sprecarono occasioni oggi inimmaginabili. Questo però è un altro capitolo che ci porterebbe lontano.

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Articolo pubblicato il 28/01/2014