REGIONE PIEMONTE: IL TAR SOSPENDE COTA

La Lega risponde dalla piazza alla spallata giudiziaria

La preoccupante situazione politica regionale ha lasciato la Lega Nord al centro della bufera. Rimborsopoli prima, annullamento delle elezioni poi, stanno martoriando un Carroccio già provato dai residui dello scandalo Belsito, che tanto è costato in termini elettorali e d’immagine. Fatto sta che quest’ultima mazzata ha gettato la Lega piemontese nello sconforto: la decisione del TAR di annullare le elezioni regionali del 2010 ha dell’incredibile e semina scompiglio tra i militanti.

In un clima di generale fiducia nella magistratura da parte dei dirigenti leghisti, il 10 gennaio 2014 il Tribunale Amministrativo Regionale ha espresso il suo verdetto. Tra i festeggiamenti dell’ex-presidente Bresso e la comunicazione del ricorso al Consiglio di Stato di Roberto Cota, chi ci rimette sono i piemontesi. I quali si vedono annullare il voto espresso quattro anni fa e si trovano ora senza una guida effettiva, con i costanti problemi di sanità, tasse e trasporti, a cui il Presidente stava lavorando per mettere una toppa. Tutto da rifare dunque, e nel minor tempo possibile, perché dopo l’approvazione del bilancio consuntivo 2013 da parte del consiglio regionale, ogni data è buona per tornare alle urne.

Chi la prende peggio sono proprio i militanti della Lega Nord, i quali si vedono derubati della presidenza che avevano conquistato con tanta fatica. Verso le ore 13 di venerdì 10 gennaio arriva la comunicazione della sentenza del TAR e subito si scatena la protesta dei leghisti sul web e aumentano di numero gli sfottò festosi degli avversari. Quello che colpisce è ciò che succede poche ore dopo, quando attraverso un poderoso tam-tam su internet viene organizzata una manifestazione a Torino per il giorno dopo. Manifestazione a cui partecipano circa 1400 persone provenienti da tutto il Nord e che invadono il centro del capoluogo piemontese.

Alle 17.30 di sabato 11 gennaio parte dal palazzo del Consiglio regionale in via Alfieri il corteo accompagnato da centinaia di fiaccole. La rabbia è tanta e i cori dei Giovani Padani la esprimono tutta. Il bersaglio principale è la magistratura, colpevole agli occhi degli uomini di Salvini di essere faziosa e golpista. Non sono mancati gli attacchi alla Bresso e all’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, il quale poche ore dopo la sentenza ha detto di essere disponibile a candidarsi alla guida della Regione per il PD.

La sfilata ha attraversato piazza Solferino per poi immettersi in via Pietro Micca ed entrare in piazza Castello. Tra gli sguardi incuriositi dei passanti il popolo padano si è diretto verso la prefettura, dove era stato sistemato il palco dal quale hanno poi parlato gli esponenti politici della maggioranza. Ovviamente sono intervenuti anche i membri dello stato maggiore leghista: Roberto Cota, Matteo Salvini e Luca Zaia, che si sono lanciati in invettive contro i giudici schierati, la sinistra e lo Stato italiano. Il grande assente è Roberto Maroni per impegni istituzionali in Lombardia.

La Lega ha risposto bene all’attacco, ma la regione rimane in bilico e la palla passa adesso nelle mani del Consiglio di Stato.

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Articolo pubblicato il 23/01/2014