CHIUDE IL MUSEO PIETRO MICCA

Quale futuro?

Nel sottosuolo della nostra città il Museo Pietro Micca custodisce la memoria del glorioso assedio di Torino del 1706, avvenuto per opera dei sempre poco amati “cugini” francesi.

Già nel 1572 il Duca Emanuele Filiberto, ritenendo vulnerabile la fortezza di Torino, aveva avviato la costruzione di una fitta rete di gallerie. Tecnica difensiva molto sviluppata nel XVI secolo per contrastare gli attacchi nemici.

Nell’imminenza dell’assedio, il Duca Vittorio Amedeo II affidò all’Ingegnere Antonio Bertola l’ampliamento delle suddette gallerie, raggiungendo l’incredibile estensione di circa 21 Km.

E fu proprio questa lungimirante e complicata struttura difensiva a rendere vani i numerosi tentativi che i francesi fecero per espugnare la fortezza torinese.

Il celebre sacrificio del minatore Pietro Micca, vittima consapevole dell’esplosione da lui innescata, neutralizzò l’ultimo tentativo dell’avanzata francese.

La memoria di questo eroico gesto è conservata, fin dal 1961, nel complesso museale sito in via Guicciardini 7 in cui si può visitare almeno 1400 m delle mitiche gallerie volute dai Savoia.

Purtroppo, per tornare ai problemi dei nostri giorni, questo interessante e molto amato museo, dal 13 novembre di quest’anno è stato chiuso al pubblico.

La causa addotta, oltre alle sempre frequenti opere di manutenzione delle gallerie soggette ad infiltrazioni forse dovute, in questo caso, all’impianto di riscaldamento dei locali adibiti al Circolo Ufficiali, pare dipenda da vertenze sindacali per la mancanza di servizi igienici riservati al personale.

Lodevole l’intenzione dell’Assessore alla cultura Braccialarghe il quale avrebbe dichiarato la sua decisione a procedere immediatamente all’accertamento delle vere cause per poter predisporre e programmare i conseguenti lavori di comune accordo con l’amministrazione militare e la direzione museale.

Non ci resta che rimanere in fiduciosa ma vigilante attesa circa le decisioni, le modalità e i tempi d’intervento.

Sperando che la burocrazia non metta il suo “eterno” zampino, ci auguriamo che questo museo, meta di molti visitatori e da sempre caro ai torinesi, venga a tutti, in breve tempo, riconsegnato.

 

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Articolo pubblicato il 18/11/2013