Monitorare le nostre abitudini non basta, Facebook pensa a nuove frontiere di marketing

Facebook studia continuamente il nostro comportamento sul social network, tuttavia ben presto potrebbe spingersi anche ben oltre, tracciando i singoli movimenti del cursore del mouse

Fonte: Hwfiles.it

Facebook studia il nostro atteggiamento sul proprio social network, e di certo non è l'unica società su internet a farlo. Il colosso creato da Mark Zuckerberg analizza i nostri "mi piace", i commenti che scriviamo e i click sulle pagine in modo da inviarci pubblicità mirata in base ai nostri gusti.

Tuttavia, il monitoraggio dei nostri atteggiamenti potrebbe non bastare e, molto presto, la stessa Facebook potrebbe analizzare anche gli spostamenti del cursore del mouse sullo schermo. Ken Rudin, responsabile capo del settore analitico di Facebook, ha dichiarato al Wall Street Journal che la società sta testando diverse nuove misure volte a rendere ancora più efficiente il monitoraggio delle attitudini di un singolo utente.

Fra queste, si pensa ad un nuovo metodo che calcola il periodo di tempo in cui un utente lascia il cursore su uno specifico banner prima di cliccare su di esso, o di selezionare altri contenuti, valutando al tempo stesso la presenza di altri elementi sullo schermo, o fuori dalla pagina. I nuovi dati raccolti con questi metodi potrebbero aiutare Facebook a creare banner pubblicitari ancora più specifici e coinvolgenti per i singoli utenti.

Il WSJ fa notare che questo tipo di monitoraggio non è certo raro su internet, ma almeno fino ad ora Facebook non aveva utilizzato sistemi così capillari. Siti come Shutterstock, ad esempio, valutano per quanto tempo gli utenti lasciano il cursore del mouse sopra un'immagine prima di decidere di acquistare l'articolo relativo.

Una volta completata la fase di test dei nuovi metodi di tracciamento, Facebook saprà entro pochi mesi se abbia senso incorporare il nuovo sistema all'interno del servizio e, di conseguenza, implementarlo di base per tutti gli utenti iscritti all'immenso social network.

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Articolo pubblicato il 03/11/2013