Il gioco di Gazprom

Dall'Europa alla Russia la compagnia energetica detta legge con la compliance del governo della Madrepatria. Scopriamo come

Se periodicamente saltano sulle prime pagine nazionali e internazionali le mosse della Russia contro quelli che vengono definiti in madre patria “dissidenti”, sempre più spesso si può notare come una lunga serie di tali questioni passi- e spesso si confonda- con la sfera inerente al più grande colosso economico russo: Gazprom.

L'immenso gigante energetico, prima compagnia per estrazioni di gas naturale al mondo (con il controllo del 18% della risorsa a livello mondiale) e terza per importanza sul globo seguendo il criterio della capitalizzazione azionaria è una forza onnipresente in Russia.

Ma non solo: oltre a servire con i propri condotti una parte molto significativa dell'Europa ( ben nove paesi la vedono come fornitore unico, altri sette ne usufruiscono per forniture comprese tra il 65% e il 97% mentre i rimanenti oscillano tra il 25% e il 40%), Gazprom è tuttora proprietaria di una lunga serie di aziende nazionali che, dal settore energetico a quello sportivo (con la proprietà dello Zenit Pietroburgo e gli sponsor di Chelsea, Shalke 04 e della stessa Champions Legue), la rendono a pieno titolo un impero commerciale saldamente radicato nell'Unione Europea.

Due punti hanno sempre contraddistinto l'essenza e le azioni della compagnia: da un lato una straordinaria commistione con il governo della madrepatria; dall'altra una continua serie di denunce e accuse rivolte da una discreta parte della comunità internazionale, istituzionale e non. L'idea ormai prevalente negli ambienti che possono permettersi una posizione così caustica (nonché scomoda e pericolosa) è che il gigante energetico sia ,o quantomeno, venga usato, come una potente arma in mano al governo russo.

Onde evitare discorsi confusionari sembra opportuno chiarire da subito i rapporti che intercorrono tra la Russia e il suo colosso energetico: se formalmente il secondo è totalmente privato ed indipendente, viene sottolineato come si comporti sempre di più come “braccio armato economico” della prima, spesso utilizzato per portare avanti pressioni politiche altrimenti molto difficili.

D'altronde, se il presidente di Gazprom ( Viktor Alekseevic Zubkov) è membro del governo russo, di cui è stato anche Primo Ministro dopo Putin, e se l'AD (Aleksej Borisovic Miller) è un importante politico, nonché ex-viceministro per l'energia, bisogna ricordare come anche i più potenti oligarchi russi di turno siano stati condizionati dai rapporti con i vertici dello stato.

Senza soffermarci oltre sui rapporti tra il governo federale e i suoi famosi oligarchi (argomento intorno al quale servirebbe un'intera biblioteca), possiamo portare alla luce un esempio in grado di illustrare l'enorme vicinanza tra questa azienda e le istituzioni russe, la recente vicenda che ha visto coinvolta Greenpeace : non solo la Federazione ha arrestato trenta attivisti (tra cui l’italiano Cristian d’Alessandro) a seguito di un tentativo di auto-incatenamento ad una nave di Gazprom con l’accusa di pirateria (punibile con un massimo di 15 anni di carcere), ma quando gli stati europei hanno avanzato la richiesta di un giudizio imparziale presso le corti competenti ( Atlos; Aja), questa ha deciso di boicottare le udienze sostenendo di non riconoscersi nella suddetta giustizia internazionale.

Se l'accusa è stata successivamente cambiata in teppismo (quindi, massimo sette anni di carcerazione), si vocifera che proprio il gigante russo del gas abbia chiesto un attenuazione delle accuse nel primo caso a seguito delle pressioni (pare molto forti) delle società europee clienti affinché fossero ammorbiditi i trattamenti per gli attivisti. Una linea di ragionamento piuttosto diffusa è la seguente: il governo Russo non ha esitato ad usare il pugno duro per difendere la propria compagnia di vertice, la quale lo ha presto portato a invertire la rotta in vista di effetti collaterali sul piano della partnership economica.

Pochi giorni dopo le due parti hanno dato vita ad un altro episodio altrettanto discutibile al termine della Barcolana, storica competizione velistica italiana, quando un gommone di Greenpeace ha tentato una protesta contro la barca di Gazprom, Esimit Europa 2.

Uno dei membri della sicurezza dell'equipaggio di quest'ultima ha risposto a tale “affronto” speronando il gommone, che nel frattempo era già stato allontanato dalle motovedette della Polizia di Stato, quindi con un coltello sfoderato squarciandolo. Altro punto da notare è il fatto che tale membro dell'equipaggio non ha usato il coltello in dotazione agli skipper velici, ma una lama (di sconosciuta provenienza) tanto appuntita da riuscire a forare il gommone.

Dato quindi un reato non trascurabile commesso da cittadini russi sul suolo italiano, la Federazione non ha speso una parola di scuse verso lo Stato Italiano (né ovviamente, verso GreenPeace) né una di rimprovero verso la propria compagnia.

Ricordando in ogni caso la scarsa propensione della Russia a fare ammenda per episodi del genere, ricordando anche che le organizzazioni come Greenpeace non hanno mai destato la simpatia della stessa, rimane da chiedersi quanto Gazprom sia un azienda indipendente -che porta l'energia che ogni giorno consumiamo- e quanto invece sia la chiave che porta i governi europei a tollerare pratiche politiche ed economiche assolutamente indigeribili.

Per il materiale fotografico si ringrazia: Greenpeace/Tanja Ristic

LiMes; Rivista italiana di geopolitica





 

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Articolo pubblicato il 31/10/2013