Terapia d'Arte

Giovedì 26 settembre 2013 alle ore 21 - A Torino presso il teatro Erba - Corso Moncalieri 241

L'associazione Terapia d'Arte è nata nel
dicembre 2008 con lo scopo di diffondere in
maniera produttiva e creativa le capacità
artistiche e le conoscenze specifiche del
gruppo che lo costituisce e in particolar modo,
il nucleo dei portatori di handicap.
L'associazione si occupa della valorizzazione
della loro comunicazione artistica e delle loro
capacità residue, in un contesto di uguaglianza
di assoluta quotidianità e di appartenenza.
Frequentemente il portatore di handicap viene
inteso dal contesto “afflitto dal normalità” come
persona bisognosa di interventi di tipo
assistenziale, assai più raramente si cerca di
individuare le capacità dell'individuo in maniera
da facilitare la sua introduzione nel collettivo in
maniera costruttiva, creativa e lavorativa.
L'associazione Terapia d'Arte esce da questo
schema. Prima di ogni altra cosa, è una fucina
di amicizia formata da un gruppo di persone
abili e disabili che collaborano con creatività
nella stesura, nell’interpretazione e nella
gestione di eventi artistici di interesse
socioculturale. Un lavoro destinato alla
collettività e soprattutto ai giovani, al personale
docente, ad altre associazioni che, in maniera
parallela o differente, si occupano di argomenti
complementari.
La scelta del teatro ha consentito fino a oggi di
portare la voce dell'associazione a conoscenza
di un folto pubblico partecipe ed entusiasta.
L'interpretazione della compagnia si è affinata
col tempo e con esperienza sempre crescente,
portando sui palchi di prestigiosi teatri del
Piemonte un messaggio che ha saputo
dialogare con le platee, portando a spasso con
leggerezza e spregiudicata autoironia il suo
bagaglio di conoscenza. Dopo quattro anni di
consenso ed entusiastica approvazione, la
prima commedia: “Quando la ruota gira
controvento…”, viene affiancata da un nuovo
impegno artistico partorito nel 2012.

“L'ospizio nello spazio” rappresenta la seconda puntata
dell'epopea di un bizzarro gruppo di disabili in cerca di
un luogo in cui esprimere le proprie capacità e dare
sfogo alla loro voglia di essere appagati dalla più
ordinaria e spontanea bellezza del vivere.
Dopo essersi perduti di vista per anni, si ritrovano in
un ipotetico ospizio ricavato in un altrettanto
metaforico spazio. Lo spazio è l'allegoria del luogo
quanto di una segregazione fisica, intellettuale e
soprattutto affettiva. La sfera affettiva della comitiva,
esiliata in un luogo senza volto, camuffato tra le
ambiguità e le provocazioni del testo, è il soggetto che
primeggia in un incastro di situazioni stravaganti che
alludono, lasciano intendere quel che si fa, ma non si
dice, quel che si fa e non si sa dell'invalidità.
È un susseguirsi di immagini e messaggi quasi metafisici.
L’obiettivo è di rapire, illudere, confondere e poi concedere
un po' di verità in un avvicendarsi di momenti spassosi,
musica e pungenti provocazioni.
Il palco del teatro si trasforma in una fiabesca astronave
adibita a ricovero per soggetti poco uniformati al modello
standardizzato dell'umanità e, in quel luogo chissà, in quel
simbolico ospizio nello spazio, i nostri eroi cercheranno di
ricavarsi un territorio di trastullo e di gioia, dando libero
sfogo ai loro più intimi pensieri e maliziosi desideri.
Ma saranno veramente in quell’ipotetico altrove oppure
sopra un palco, o forse in un vero ospizio? Saranno liberi
oppure controllati, spiati, intercettati?

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Articolo pubblicato il 29/08/2013