Persiste la crisi che colpisce il Centro Internazionale del Cavallo
Lingresso del Centro all'interno del Parco La Mandria

La struttura e le scuderie site nel Parco La Mandria sopravvivono grazie al volontariato dei sei dipendenti senza stipendio da tre mesi

Si aggira intorno ai dieci milioni di euro il costo di un'opera nata per divenire Polo di attrazione internazionale ed oggi ridotta allo stato di sopravvivenza; e se la situazione non precipita occorre dir grazie all'opera dei sei dipendenti che si prestano, gratuitamente da tre mesi a questa parte, per conservare un patrimonio che dovrebbe fare invidia al mondo intero e che invece sta perdendo la sua identità.

Sicuramente un'opera meritoria quella degli operatori vanificata, speriamo solo per il momento, da una posizione quasi assente, com'è emerso dalle interviste, della presidenza che si giustifica e si trincera dietro i mancati finanziamenti da parte della Regione Piemonte (300.000 euro).

Una situazione che definiamo paradossale in quanto si sta disperdendo un patrimonio che ha incontrato il generale positivo riscontro e che rappresenta un tassello di focale attrazione nel mosaico che ruota attorno alla Reggia di Venaria e a tutte le sedi storiche delle residenze sabaude.

Università e Fise (di quest'ultima faceva parte l'attuale Presidente Marco Danese!?!) hanno praticamente tirato i remi in barca lasciando il Centro alla deriva e sulla soglia della chiusura come ha sottolineato amaramente  alcuni giorni or sono il Sindaco di Druento Carlo Vietti che fa parte del Cda ed è in rotta di collisione con la presidenza di cui auspica la dimissioni.

Un panorama generale che rasenta il grottesco: è come avere per le mani una miniera d'oro e sospendere le estrazioni; una ricchezza, intendiamo, di grande spessore culturale e storico che la burocrazia, o chissà cos'altro, sta ostacolando nel naturale prosieguo della sua funzione.

Inammissibile, oltre tutto, è la posizione di stallo in merito agli emolumenti da corrispondere agli operatori senza un pronunciamento preciso e netto sulla sorte futura del Centro. Dante Ajetti, Segretario provinciale CGIL Funzione Pubblica, ha ricordato come sia in corso una vertenza nei confronti della Fondazione del Centro Internazionale del Cavallo:

"Stiamo cercando di recuperare quanto dovuto e posso dire che non è la prima volta che questa situazione si verifica. Spesso i pagamenti degli stipendi sono stati fatti con notevoli ritardi, a volte tre o quattro mesi, ma desidero soprattutto segnalare l'attuale situazione di abbandono nel senso che ormai qui non si svolgono più attività; ci sono solo più dei cavalli in custodia come gestione propria della Fondazione ma senza prospettive chiare. A breve avremo un incontro con l'Assessore regionale Giancluca Vignale che oltre al personale si occupa anche dei Parchi e del patrimonio; la situazione è veramente preoccupante in quanto la struttura è pubblica, sono sati spesi tanti soldi per realizzare un gioiello che rimane assolutamente inutilizzato. Sono convinto che il futuro del Centro debba essere legato a tutte le altre attività che si svolgono qui intorno: se viene lasciata così, i problemi sono destinati ad aumentare".

"Sono tutte cose che sono state abbandonate - è intervenuto Maurizio Vatta, rappresentante sindacale delle maestranze aziendali - per volere di questa nuova gestione che arriva da Roma e che le ha praticamente fatte decadere nel giro di due anni togliendo moltissime attività che vi venivano svolte; s'è andata a perdere anche la parte culturale di molte iniziative che venivano svolte".

Ma forse la gestione è stata affidata a mani improprie, a chi, estromesso dall'Ente Federale, si è trovato di fatto ad amministrare il tutto:

"Ormai abbiamo la certezza - ha aggiunto Paola De Innocenti, responsabile di scuderia - che cè la volontà di far morire la struttura: all'inizio potevamo pensare che non ci fossero momentaneamente le condizioni ideali che poi sarebbero cambiate e migliorate. In realtà no, per certi versi è stata proprio la scelta di non intraprendere nuove attività e lasciar decadere quelle esistenti". 

Potrebbe allora, abbiamo ipotizzato noi, una strategia per far abbassare il prezzo in vista di nuovi insediamenti:

"Questo noi non lo sappiamo - ha replicato De Innocenti - ma non è del tutto da escludere".

"Appena arrivati - è intervenuto Vatta - ci volevano licenziare tutti per poi piazzare o i propri dipendenti o volontari: è stato detto nell'ultimo Consiglio di amministrazione".

Una posizione grave, secondo noi, che tende ad estromettere chi ha dedicato se stesso per far crescere una realtà che oggi gli gira le spalle:

"Sicuramente noi - è intervenuta Laura Bartolomeo, responsabile amministrativa - che siamo dipendenti fin dall'inizio ci siamo ritrovati più volte a prestare il nostro lavoro al di fuori degli orari perchè quando le attività funzionavano a pieno regime c'era bisogno della nostra disponibilità anche fuori dall'orario di lavoro e lo abbiamo fatto senza creare alcun tipo di problema".

"Se si è coinvolti - ha aggiunto De Innocenti - e le attività vanno bene è gratificante per chi ci lavora: certo, in questo momento ....".

Ma la presidenza cosa vi ha trasmesso o detto:

"Niente - ha sottolieato Vatta - e scopriamo di non avere ricevuti gli stipendi solo quando andiamo a ritirare i soldi con il bancomat".

Emolumenti, quindi, passati in predicato senza comunicazioni ufficiali:

"Sono almeno due anni - ha affermato Ajetti - che chiediamo un incontro sindacale con il Presidente ma non ci ha mai convocato anzi ha fatto delle dichiarazioni ai media che qui non c'è la disponibilità da parte dei lavoratori ad essere presenti al sabato e alla domenica, cosa che non è assolutamente vera. Ci è prevenuta una mail che chiede la nostra disponibilità per festivi e prefestivi e noi risponderemo che siamo sempre stati e saremo disponibili; diremo inoltre che richiediamo un accordo sindacale per modificare gli orari confermando la disponibilità ad una diversa articolazione dell'orario. Finora la mancanza di comunicazione è stata assoluta: ci si limita a non fare i versamenti in banca senza nemmeno usare l'accortezza di avvertire i lavoratori che ovviamente hanno i loro impegni economici cui fare fronte".

"A proposito del cambio turno - ha detto ancora De Innocenti - abbiamo proposto al Presidente a inizio estate una modifica d'orario per far sì che ci fosse la possibilità di far uscire i cavalli alla sera molto tardi per evitare le temperature troppo elevate del giorno e rimetterli al mattino in scuderia ma ci è stato risposto di no in maniera categonica e che avrebbe chiamato dell'altro personale per far uscire i cavalli eventualmente di notte".  

Quasi grottesca la situazione: da una parte i dipendenti che non vengono pagati, dall'altra la presidenza che nega un cambio di orario senza aggravio di spesa e nello stesso tempo si dimostra disponibile all'assunzione di nuovo personale. Intanto Laura Bartolomeo, che si occupa o meglio si occupava della Segreteria, sorride ironicamente dicendo:

"Me l'hanno tolta, insieme con tutte le mansioni contabili e amministrative che sono state affidate a un funzionario regionale molto vicino alla presidenza del Centro".

Quindi l'affidamento della posizione amministrativa, che comprende la corresponsione degli emolumenti, affidata a chi fa parte dell'Ente che non li eroga; Ente che tuttavia paga i fornitori ed altri creditori nonostante che le situazioni debitorie debbano contemplare in primis i dipendenti, poi lo stato ed in ultima analisi i chirografari, coloro cioè che intraprendono rapporti di fornitura in generale.

"Per loro - ha aggiunto Bartolomeo - forse è più comodo così poichè se noi non veniamo al lavoro perdiamo il posto. C'è anche da dire: se un pony da scuola ci costa 2/300 euro abbiamo poi solo le spese di mantenimento a carico della Fondazione. Ebbene, per due anni abbiamo continuato ad affittare dei pony da un'Associazione esterna di Roma per un costo di 1.250 euro al mese; possibile che qui in Piemonte non ci fosse una possibilità alternativa a minor costo? Tutt'al più ci provo e se vedo che rende li acquisto: affittarli per due anni per me è una follia."

Pony che risultano ancora in carico pur essendo andata via la persona che se ne occupava, una romana (ancora!) alla quale non avevano rinnovato il contratto.

"Un'altra cosa interessante - ha voluto sottolineare Iari Michelini, operatore di scuderia - è che sono state organizzate iniziative fuori Piemonte alle quali il Centro ha partecipato con costi aggiuntivi a carico della Fondazione e che potevano essere relizzati in regione e da gente della regione con un sicuro migliore riscontro a livello locale. Sicuramente le piazze in cui si sono svolte erano degne degli eventi, ma in momenti di crisi economica è sicuramente meglio conentere i costi visto anche che tali iniziative non hanno avuto alcun ritorno". 

Spina dolente anche i fondi ricavati dall'affitto dei box e quant'altro che vengono destinati, per quel che dicono di sapere, al pagamento dei lavoratori extra e non della Fondazione chiamati a vaucher per fare turni che loro non coprono (!?!?!).

"Il lavoro inoltre - subentra Ajetti - viene gestito da Roma con delle mail da settecento chilometri di distanza! La cosa rasenta il paradosso; qui siamo all'anarchia pura: soltanto lo spirito di responsabilità dei lavoratori fa sì che gli animali non subiscano danni continuando ad essere nutriti ed assistiti. Sicuramente la Regione, vista la crisi, può avere dei problemi a versare il contributo al Centro; ciò però non impedisce che non lontano da qui, e precisamente alla Reggia, l'attività prosegua in continua lieviatazione. Allora manca la volontà di creare una sinergia tale che risollevi le sorti del Centro; è persino stato eliminato il bar che funzionava per i visitatori del Parco e per gli eventi sportivi. Oggi non è più in attività ed è indispensabile avere un punto di riferimento durante le passeggiate o le gite in bicicletta come pure in occasione di eventi culturali quali concerti che qui godrebbero del migliore contesto ambientale".

Cose passate come ha riferito Vatta in merito al commento "romano" su questi importanti sipari che sono determinanti per accogliere la gente nel migliore dei modi.

Una situazione, concludiamo, assai contorta e dai risvolti che creano non poche perplessità; ci auguriamo, per tutti ed in primis per i dipendenti del Centro Internazionale del Cavallo, che si ripiani al più presto ridando la primitiva luce alla struttura che è ancora in grado di riprendere appieno la sua funzione.

Nel contesto generale dei Parchi e della natura il cavallo occupa una posizione dominante: non lasciamo la sorte del Centro in balia delle diatribe politiche o che dir si voglia e ridoniamo alla gente ciò che hanno sempre desiderato, ottenuto, e che oggi, giustamente, rivendicano.

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Articolo pubblicato il 29/08/2013