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Cronaca Nazionale
La senatrice Segre sporge denuncia per odio di natura diffamatoria a carattere antisemita
Un'azione giudiziaria che ci terrà compagnia per diverso tempo, visti i tempi della giustizia italiana.
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 12/12/2022

In questi giorni si fa un gran parlare delle denunce che la senatrice a vita Liliana Segre ha sporto nei confronti di 24 presunti aggressori digitali.

Il 6 dicembre scorso, infatti, la senatrice Segre si è recata presso una caserma dei Carabinieri di Milano dove ha sporto denuncia per messaggi ricchi di “odio di natura diffamatoria, spesso di carattere antisemita, contenenti auguri di morte” arrivatigli via mail e attraverso i social network.

Sino ad ora la senatrice non aveva mai denunciato. Aveva deciso di ignorare i violenti che, nascosti dalla tastiera, le vomitavano addosso fiumi di odio e frustrazione.

Stavolta, consigliata anche da molti opinionisti che da mesi la esortavano alla denuncia, si è decisa a consegnare tutto nelle mani delle Forze dell’Ordine che, con la consueta solerzia, si sono attivate per ripristinare un clima di decenza e buona educazione.

Tra i 24 deferiti all’autorità giudiziaria figura anche Gabriele Rubini, conosciuto al grande pubblico con lo pseudonimo di Chef Rubio. Il noto cuoco e presentatore televisivo avrebbe, a detta della senatrice, posto in essere comportamenti di natura antisemita.

Chef Rubio, appena appresa la notizia dai social, ha twittato: “Comunque volevo informare la mafia sionista che mi perseguita ormai da quasi dieci anni che qui a Frascati ancora non è arrivato nulla, quindi mi fa piacere sapere che tutti i sionisti grazie alla loro rete capillare siano arrivati a saperlo prima ancora del sottoscritto”.

Parole forti che sicuramente la magistratura passerà al vaglio.

In difesa di Chef Rubio, a grande sorpresa, sono intervenuti i militanti del “Fronte della Gioventù Comunista – FGC” che, sulla loro pagina Facebook hanno scritto: “Rispettiamo profondamente la storia di Liliana Segre e la sua testimonianza, al netto di ogni divergenza politica. Proprio per questo ci dispiace che la signora Segre si presti all’operazione di chi vorrebbe bollare come “antisemitismo” ogni critica alla condotta dello Stato di Israele e dei suoi governi. Il “caso” Chef Rubio ci mostra l’ennesimo ricorso a una narrazione che, semplicemente, non è accettabile.

Solo negli ultimi giorni l’esercito israeliano ha ucciso quattro palestinesi in Cisgiordania, mentre contro Israele viene sollevata una denuncia alla corte penale internazionale per l’uccisione di una giornalista palestinese. Nuovi piani di espansione nei territori palestinesi vengono portati avanti col rischio che decine di famiglie vengano espulse dalle loro case. Esprimersi su tutto questo non è e non può essere trasformato in un reato di opinione con l’accusa infamante di antisemitismo. Criticare Israele e sostenere il popolo palestinese non vuol dire odiare gli ebrei.

Non solo: crediamo che questa narrazione strumentale danneggi la stessa lotta contro l’antisemitismo e contro ogni razzismo, che è una cosa seria e si ritrova invece a essere svilita proprio da queste operazioni mediatiche”.

Il tema è senz’altro attuale e ci obbliga a seguirne gli sviluppi.

Criticare il comportamento di uno stato può essere categorizzato come odio o si inserisce nel pieno diritto della libertà d’espressione?

Monitoreremo il decorso dell’azione giudiziaria e vi terremo debitamente informati.

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