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L’uomo, i misteri e l’ignoto
Uno, zero, due: la vita va oltre la scienza!
Così come ciò che una volta sembrava impossibile oggi è realtà, ciò che oggi sembra incredibile domani sarà evidentemente vero!
Articolo di Pietro Cartella
Pubblicato in data 26/07/2022

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 64 del 23.11.2021 che è stato suddiviso in 10 articoli. Questo è il n°6.

 

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Allo stesso modo in cui i raggi di luce sono sia materia che onda esiste una matematica paradossalmente non matematica. Ovvero principi che possono agire indiscriminatamente in un modo oppure in un altro senza venir meno alla propria essenza. Ci vuole solo un po’ di pazienza per riuscire ad entrare in un altro ordine di idee e cominciare a vedere il quadro che esse compongono. Quello che sto cercando di fare e non sostituire dogmi con altri dogmi ma permettere a ciascuno di arrivare alle proprie considerazioni utilizzando informazioni inusuali. Anche se semplici, come quella dell’attrazione gravitazionale o quella della polarità, per permettere a tutti noi, esseri umani indistinti, non specializzati in una disciplina umana particolare, di comprenderli mediante l’osservazione diretta delle cose, delle situazioni, di noi stessi, degli altri, del mondo e dell’universo, attraverso le dinamiche che noi siamo in grado di attivare e sviluppare interagendo con tutto ciò, mettendoci nelle condizioni di comprendere e partecipare a ciò che accade gestendo il grado di partecipazione che siamo chiamati a ottemperare. Da qualunque punto noi ci troviamo mediante uno stato di coscienza coerente. E, come nel caso dell’automobile, poter arrivare a comprendere come usare l’automobile senza diventare prima tecnici o esperti del pneumatico, del carburatore, della batteria, della pompa dell’acqua, dell’albero a cammes in testa, del volante, dei cavi elettrici, della centralina elettronica e così via. So che è difficile e complicato comprendere e mettere in pratica tutto ciò. Ma, forse, è possibile e necessario. Dico forse perché solo oggi inizio a comprenderne qualcosa ed è quanto sto condividendo con voi. Dico forse perché una cosa è sentire fin in ogni cellula che è così, altra cosa è cercare di parlarne come ho cominciato a fare non solo esclusivamente in ambiti specifici ma a qualsiasi persona ne senta la necessità o attrazione. Cercando di farlo non solo attraverso la ragione o l’emozione ma parlando alla nostra coscienza che le gestisce entrambe dallo spazio neutro tra le due. Un modo sicuramente discutibile e opinabile, ma non superficiale, tendenzioso, speculativo, di esporsi su un argomento come questo, non certo popolare, che per molti sarebbe da suicidio, da cortocircuito cerebrale ed emotivo, anche quando proposto in ambiti specifici e specialistici, in quanto in tali ambiti ci si arrocca, struttura e difende, dietro le proprie difese precostituite da convinzioni esclusive, scientifiche o meno, filosofiche, religiose, corporative, artistiche, sperimentali o semplicemente ottuse. In eterne contrapposizioni che non conducono a niente. Per esempio tra uomo e donna …

 

Vorrei fare ancora un’osservazione. La morale è diventata una necessità astrale limite per l’archetipo umano o la morale è diventata una giustificazione per l’essere umano stesso per non voler accettare di avere dei limiti?

 

La morale è una convenzione, peraltro diversa in luoghi, situazioni e gruppi di persone. Detto in altri termini potrebbe sembrare una tra le tante stupidaggini umane, ma così non è; in tutto ciò che accade non c’è mai niente di stupido, semmai, ignorandone lo scopo, siamo noi a definirlo tale. I processi a cui viene sottoposto o si producono attraverso l’essere umano sono sempre funzionali alla creazione di coscienza. Il modo in cui avvengono può apparire incomprensibile o contrastante, ma è certamente sempre coerente con tale funzione. Se una persona non riesce a comprendere che l’acqua bollente ustiona la pelle, dopo averle provate tutte, non rimane che un unico modo inequivocabile perché possa comprenderlo: farle immergere una mano in essa. Ma torniamo al rapporto uomo donna, ricordandoci dell’aspetto neutro tra due poli che può rivelarsi il terzo incomodo oppure una possibilità trascendente tra i due. Infatti per la scienza esiste solo zero o uno, mentre per la vita e ciò che comporta esiste almeno una dimensione in più uno, zero, due. Con lo zero in mezzo. La scienza attuale è ancora bidimensionale, o bidimensionale e mezzo nel migliore dei casi, ma non ancora tridimensionale come la vita, in cui è immanente una quarta dimensione per ora ancora non facilmente visibile (come l’elettrone per la scienza) ma di cui se ne sentono gli effetti. Torniamo al momento in cui c’è neutralità tra i poli. Noi sappiamo che uomo e donna non possono stare insieme se non perché ci si aspetta qualcosa reciprocamente. Sostenere diversamente vuol dire negare l’evidenza, altrimenti non si cercherebbero ed ognuno starebbe per i fatti suoi. Solo quando tra i due è possibile stabilire un punto di equilibrio, un punto zero, è possibile fare insieme all’altro tutto ciò che serve in maniera polare senza restarne fulminati dalla tensione che si sprigiona.  Se così non è, diventa, e non può che essere, un rapporto di forza polare, con o senza il consenso di uno qualsiasi dei due. Lo si vede molto bene in quello che ci accade in ogni momento ma, torno a dire, di scientifico secondo il nostro concetto e di libero arbitrio, secondo il significato corretto, non vi è nulla, vi è un apporto pari a zero. Quando invece è possibile trovare un equilibrio, ed è possibile che lo si possa fare, tra questi elementi, dopo averli richiamati, attenzione, quindi dopo essersi vissuti le tensioni ed i conflitti tra i due, solo allora ciò comporta e può apportare quello che si può chiamare processo di guarigione e di ritorno all’uno di ciascuna parte. Allora ciascuna delle parti diventerà strumento autonomo per un salto qualitativo nell’unione, sempre polare, tra ciascuna nuova entità e tutte le altre cose esistenti (vedi funzionamento dell’uomo e della donna naturali). Questo è il primo passo verso la completa autonomia dei due, presupposto per la maturazione di una “nuova unione” determinata consensualmente per libero arbitrio. Infatti una decisione può essere presa per libero arbitrio solo quando se ne conoscono totalmente i presupposti, contenuti e conseguenze. Per poter entrare sempre di più nell’argomento nel modo più pratico e concreto possibile, dobbiamo concederci per il tempo sufficiente una condizione di astensione dal giudizio che automaticamente si produce normalmente, concedendoci di ascoltare quanto esposto come se lo stesse facendo un pazzo o uno scemo. Perché in realtà è un po’ così per la nostra ragione corrente. Però poi, aperto questo fronte, si comprende sempre più facilmente che tutto quanto noi abbiamo nel nostro bagaglio di esperienza acquista una valenza completamente diversa. A me accadde nel momento in cui nacqui all’esperienza dei fenomeni parapsicologici. A quel tempo, avevo ancora i calzoni corti, iniziai a fare esperimenti, procurandomi un sacco di guai, fino a quando trovai la modalità, la possibilità che tutte queste esperienze sconclusionate venissero ordinate in un processo capace di riunire in modo coerente cose apparentemente lontane le une dalle altre, facendone emergere un senso riconoscibile e funzionante, in grado di farmi comprendere le leggi e le dinamiche di tutto ciò che stavo vivendo. Non altri dogmi, non altre religioni; qualcosa di sempre coerente pur essendo continuamente mutevole. Infatti anche ciò che sto dicendo adesso domani sarà diverso. Per cui potrò essere facilmente accusato di aver detto una cosa per poi dirne un’altra diversa, apparentemente incongruente o contraria, appena dopo. Chi lo facesse avrebbe perfettamente ragione! Infatti non sto parlando di religione e di scienza, ma di vita. Ovvero di un modo per entrare in relazione con sé stessi attraverso gli strumenti di comprensione forniti direttamente dalla vita e non mediante una tecnica, una tecnologia, un’autorità o un intermediario. Con tutti i limiti ed i pericoli che ciò comporta ma con la libertà di poter sbagliare da solo, poiché solo sbagliando si impara, e non ripetendo ciò che altri hanno detto, seppure giusto per loro, ma adatto a loro e non a me. Infatti ognuno deve cercare la propria strada in autonomia, essendone così totalmente responsabile delle conseguenze senza addossarne meriti e colpe ad altri, prescindendo dal modo in cui lo facciamo. Mi rendo conto che è come vedersi sfuggire la sabbia dalle mani, come non poter fare affidamento su riferimenti certi. Ma è, invece, l’unico modo per entrare in relazione con l’unica cosa di cui disponiamo sempre: noi stessi. Che è, in fondo, la replica più vicina all’originale, una replica dell’originale tutta da scoprire.

 

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto e testo

pietro cartella

 

 

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