I francesi e gli alleati europei lasciano il Mali ma non l'Africa, il ritiro dei 2.400 soldati francesi da Barkhane e gli 800 agenti delle forze speciali europee da Takuba si avvierà fra qualche mese; ma l'idea rimane quella di ridispiegare le forze europee nel Sahel, e in particolare in Niger, per bloccare l'avanzata di Al Qaeda.
Il bilancio della missione francese è disastroso per il presidente Emmanuel Macron, il quale non può permettersi di andare oltre di fronte alle ostilità del nuovo governo di Bamako e della stessa popolazione sempre più filorussa.
La preoccupazione è evidente tra i militari locali che dovranno crescere in fretta. Ma il Mali non resta solo, ha dichiarato il colonnello Souleymane Dembele, che ha precisato che ogni cosa verrà fatta a tempo debito.
Ma rispolveriamo un po’ di storia.
A gennaio del 2013, l'allora presidente francese François Hollande decise l'intervento e partì l'operazione ‘Servall’ contro i jihadisti.
Nell'agosto del 2014, Parigi estense la missione e l'azione dei suoi militari al Sahel e iniziò l'operazione ‘Burkhane’.
Nel marzo scorso l’Italia diede un decisivo supporto all’alleato francese, inviando i migliori corpi speciali della nazione: dai carabinieri paracadutisti del Tuscania fino al GIS, dai migliori “col moschin” del IX fino al GOI della marina militare.
Infine, gli ultimi golpe a Bamako e l'ostilità crescente del governo verso i francesi hanno portato a decretare la fine delle operazioni militari nella regione.
A destabilizzare ulteriormente la situazione ci hanno pensato i mercenari russi del gruppo Wagner, i quali sono intenzionati a fornire addestramento e operazioni tattiche volte al sostegno dei governi filorussi in tutto il Sahel.
Mosca quindi, e non solo Pechino, da diverso tempo stanno mettendo le mani sugli ex imperi coloniali europei.
In Mali "non c'erano più le condizioni politiche, operative e giuridiche" per mantenere sul posto la presenza militare francese ed internazionale: è quanto si legge in una nota diffusa dall'Eliseo. I Paesi partner hanno espresso comunque la "volontà di restare impegnati nella regione" del Sahel. Non solo. Intendono "estendere il loro sostegno ai Paesi vicini del Golfo di Guinea e dell'Africa occidentale". "Per contenere la potenziale estensione geografica delle azioni dei gruppi armati terroristici in direzione del sud e dell'Ovest della regione - si legge nella nota congiunta - i partner internazionali indicano la loro volontà di considerare attivamente all'estensione del loro sostegno ai Paesi vicini del Golfo di Guinea e dell'Africa Occidentale, sulla base delle loro richieste".
Afferma Macron che “per la chiusura delle ultime basi francesi in Mali ci vorranno tra i "4 e i 6 mesi". Tuttavia, continua, "in questo lasso di tempo continueremo ad assicurare le missioni di messa in sicurezza dell’operazione Minusma", la missione dell'Onu in Mali, che conta ancora 13.000 Caschi blu nella regione.