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Cronaca Internazionale
Cosa succede in Ucraina?
Presunto ritiro russo o minaccia inventata dagli Stati Uniti? Scopriamo insieme cosa sta succedendo.
Articolo di Luca Fiore Veneziano
Pubblicato in data 19/02/2022

Mentre nei palazzi del potere si combatte la guerra dei nervi e delle minacce, nel Donbass - regione orientale dell'Ucraina - si è già passati ai fatti. L’altra mattina un colpo di mortaio ha preso in pieno un asilo nido. Poi, nel pomeriggio, un altro colpo d'artiglieria è esploso nel cortile di una scuola superiore. Per ora ancora nessun morto. Ma la tensione rimane altissima.

Nel frattempo, la Duma (camera bassa del parlamento russo) ha votato un provvedimento sulla necessità di riconoscere le repubbliche autoproclamate di Doneck e Luhans’k, le due entità separatiste e filorusse del sud-est ucraino.

Riconoscendo come indipendenti le due repubbliche del Donbass, la Federazione Russa si dota di una base legislativa – ovviamente unilaterale – per intervenire in caso di azioni militari ucraine o più generica “minaccia” nei confronti della popolazione locale, in grande maggioranza dotata di passaporto russo. Putin, che oggi è tornato ad evocare un “genocidio” in corso nel sud-est ucraino, si procura così una forte arma di pressione nel momento in cui la crisi sembra incanalata verso fase negoziale. Allo stesso tempo, il riconoscimento implicherebbe un rischioso impegno a intervenire in un conflitto che ufficialmente per la Russia vede coinvolti solo l’esercito ucraino e le milizie pro-russe.

L’annuncio del parziale ripiego delle truppe, tutto da quantificare, contraddice le notizie dell’invio di altri battaglioni e mezzi fatte circolare giusto ieri sera dal Pentagono. Permette così al Cremlino di dichiarare sconfitta “la follia mediatica” alimentata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. Ma ancora prima conferma che il Cremlino non ha nessuna intenzione di intestarsi un’azione militare vera e propria ed è disposto a cedere qualcosa per riportare la partita ucraina al quadro più grande – quello delle richieste di revisione dell’architettura di sicurezza europea.

Gli europei sperano che la fine della crisi sia in vista, ma è lecito sospettare che Putin abbia meno fretta.

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno spostato il personale diplomatico da Kiev a Leopoli. Inoltre, il Pentagono sta studiando come rifornire di armi via terra gli ucraini dopo un’eventuale invasione russa.

Con queste mosse, l’amministrazione americana comunica di aspettarsi che l’Ucraina si spacchi e di essere pronta a rendere durissima la vita all’occupante moscovita. Leopoli potrebbe essere la capitale di un governo ucraino in esilio, una volta caduta Kiev in mano ai russi o, meno improbabile, a un regime fantoccio.

La scelta non è affatto casuale: la città galiziana non è mai stata sotto il giogo russo, se non brevemente all’inizio della Seconda guerra mondiale e poi dal 1944 al 1991. Ha molta più storia polacca e asburgica ed è già stata capitale di una repubblica ucraina occidentale tra i due conflitti mondiali. Da qui e dalle regioni limitrofe proviene il grosso dell’élite nazionalista che preme per differenziare l’Ucraina dalla Russia, anche a livello linguistico.

Qui, dunque, un’insurrezione antirussa avrebbe più possibilità di radicarsi.

Di tutta risposta Mosca sta aprendo altri fronti. La Russia, infatti, ha schierato nelle ultime ore bombardieri a lungo raggio con capacità nucleari e jet da combattimento che trasportano missili ipersonici nella sua base aerea in Siria. I velivoli prendono parte a massicce esercitazioni navali e aeree nel mar Mediterraneo orientale, annunciate il mese scorso.

Secondo le fonti, i caccia MiG-31K con missili ipersonici Kinzhal e bombardieri strategici Tupolev Tu-22M a lungo raggio sono atterrati ieri alla base aerea di Hmeimim, nella regione costiera di Latakia.

Subito è arrivata la risposta della Nato: «Valutiamo la presenza di nuove truppe nell'Europa centrale e orientale, e ora pure nel mediterraneo». Poco prima, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha lanciato un nuovo avvertimento all'Ucraina e all'Occidente: «Ogni movimento anomalo lungo la linea di contatto in Ucraina, ogni sparo, ogni provocazione potrebbero avere conseguenze fatali. L'isteria fomentata dall'Occidente ha messo una dura pressione psicologica sulla popolazione ucraina, ma tocca a loro averci a che fare. Siamo preoccupati per un'altra cosa: si tratta di un Paese in una fase calda di conflitto interno, e quindi la condizione della popolazione, compresa la salute mentale, è importante», ha aggiunto Zakharova, puntando il dito anche contro «i media occidentali».

Mosca ha aggiunto almeno "altri settemila militari" alla frontiera con l'Ucraina. Lo ha riferito una fonte della Casa Bianca, sottolineando che la Russia potrebbe lanciare "in qualsiasi momento" un'operazione che funga da falso pretesto per invadere lo Stato confinante. Le nuove stime attualmente collocherebbero il numero delle forze russe al confine intorno alle 150mila unità.

Come mai un accordo tarda ad arrivare?

Ricordiamo che per Mosca l'importanza del Donbass è anche economica. L'Ucraina è uno dei Paesi più ricchi al mondo di giacimenti di carbone. E proprio nel Donbass si concentra la maggior parte della ricchezza mineraria. Per questo motivo, mantenere il controllo della regione è fondamentale. Putin teme che l'Europa possa mettere le mani sull'oro nero di quella regione ucraina, togliendo potenza economica alla Russia. Uno dei tanti motivi, per cui l'Ucraina non può e non deve staccarsi da Mosca. E che rendono le trattative così difficili e delicate.

A questi interessi strategici si aggiunge la follia comunicativa di Washington. La quale non perde occasione per destabilizzare le trattative ed alimentare ulteriormente la tensione, con media occidentali al seguito.

È di poche ore la dichiarazione dei vertici di Stato americani su un attacco imminente. Evidentemente la figuraccia di un presunto attacco russo di mercoledì scorso non è bastata. Il Pentagono continua a seguire il solco di una comunicazione sbagliata. Rispolverando addirittura vecchie minacce russe del 2014; dove era prevista una possibile annessione del porto di Mariupol, garantendo così ai russi il controllo totale del Mare d’Azov, isolando del tutto i vicini ucraini. Dice bene Biden quando afferma che il mondo rischia una nuova Guerra mondiale. Il pianeta è in pericolo a causa sua.

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