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Politica Internazionale
Crisi ucraina: la Russia non teme le sanzioni
Il Cremlino è pronto da anni alle possibili ripercussioni americane
Articolo di Luca Fiore Veneziano
Pubblicato in data 12/02/2022

“Non credete alle previsioni apocalittiche”. È il monito del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, dopo gli allarmi lanciati da Washington su una possibile invasione russa dell’Ucraina che porterebbe alla caduta di Kiev in due giorni. “Capitali diverse hanno scenari diversi, ma l’Ucraina è pronta a qualsiasi sviluppo. Oggi abbiamo un forte esercito, un sostegno internazionale senza precedenti e la fiducia degli ucraini nel loro Paese”, ha scritto Kuleba, dopo che anche la presidenza ucraina ha tenuto a sottolineare che a oggi “le possibilità di trovare una soluzione diplomatica per la riduzione della tensione considerevolmente maggiori della minaccia di un’ulteriore escalation”. La probabilità di trovare una “soluzione diplomatica” alla crisi con la Russia è “decisamente superiore” a quella di una “escalation” militare.

Tuttavia, Biden avverte il premier ucraino che in questo mese potrebbe arrivare un attacco russo imminente.

Ad ogni modo, gli ucraini non stanno di certo a guardare; è notizia di questi ultimi giorni, che i componenti di un gruppo paramilitare ucraino hanno iniziato ad addestrare volontari civili a Kiev, in caso di invasione da parte delle forze russe. Si parla della famigerata "Legione georgiana", nata per contrastare la presunta aggressione russa in Ucraina nel lontano 2014; ora comprende anche persone di altre nazionalità. L'addestramento dei civili si svolge tre giorni alla settimana, per quattro ore complessive. Secondo il comandante, Mamuka Mamulashvili, 3.000 volontari verranno formati nella capitale ucraina in funzione antirussa.

A puntare con decisione sulle alte probabilità di una conclusione a tavolino della crisi in Ucraina è Mykhailo Podoliak, consigliere della presidenza, alla France presse, a commento delle notizie provenienti dall’intelligence statunitense in merito ad un rafforzamento dei preparativi russi per un’invasione dell’Ucraina. “Una concentrazione significativa di truppe russe vicino alle nostre frontiere continua dalla scorsa primavera”, ma per “fare una pressione psicologica di massa”, Mosca fa “rotazioni di massa”, manovre militari e spostamenti di soldati. L’Ucraina e i suoi alleati occidentali, tuttavia, dicono “essere pronti ad ogni scenario e lo siamo al cento per cento”, ha aggiunto Podoliak.

Come sopra detto, diverso il punto di vista americano. Le forze militari russe possono invadere l’Ucraina “in qualsiasi momento”. È quanto ha detto il consigliere per la Sicurezza della Casa Bianca, Jake Sullivan, intervistato da Fox News. “Quello che posso dire è che noi stiamo a guardare, in qualsiasi momento, la Russia può avviare un’azione militare contro l’Ucraina - ha detto - o può succedere tra un paio di settimane, o la Russia può decidere invece di intraprendere la via diplomatica”. “La questione chiave - ha aggiunto il consigliere di Joe Biden - è che gli Stati Uniti devono e sono preparati ad ogni emergenza, in pieno accordo con alleati e partner”. “Se dovesse scoppiare la guerra, vi sarà un enorme costo umano per l’Ucraina - ha concluso - ma noi crediamo che sulla base della nostra preparazione e della nostra risposta avrà anche un costo strategico ed economico per la Russia”. Si riferisce alle arcinote sanzioni contro la Fed. Russa.

Le sanzioni economiche contro la Russia riguarderebbero anche l’esclusione di Mosca dal sistema Swift, che esegue transazioni finanziarie globali tra più di 1.100 banche in duecento paesi. Ma i funzionari europei dicono di averne già discusso escludendo una simile iniziativa, poiché la maggior parte delle grandi potenze europee ha ragionevoli timori che la Russia reagirebbe tagliando i flussi di gas e petrolio nei futuri inverni.

Inoltre, già nel 2014, la Russia aveva creato un proprio sistema di pagamento con carta (Mir, che in russo significa “mondo”) perché temeva che le sanzioni statunitensi ed europee contro alcune banche e uomini d’affari russi sarebbero già arrivate a seguito dell’annessione della Crimea.

Oltretutto, ad oggi, le crescenti relazioni economiche con la Cina danno alla Russia la fiducia di poter sopportare ulteriori inasprimenti nelle sanzioni. Le due economie si completano naturalmente a vicenda. Specularmente alla Cina, la Russia ha un’enorme dotazione di risorse naturali, ma ha bisogno di tecnologia e capitale. Pechino si è impegnata a decarbonizzare la sua economia entro il 2060, e il passaggio dal carbone al gas naturale fa parte della strategia cinese per raggiungere l’obiettivo. Il commercio tra i due vicini è cresciuto da 10,7 miliardi di dollari nel 2001 a quasi 140 miliardi di dollari nel 2021 ed è destinato a espandersi ulteriormente con progetti già avviati come il gasdotto Power of Siberia, che raggiunge la piena capacità di 36 bcm/anno, e il lancio di nuove iniziative come il Power of Siberia 2, con 50 bcm/anno di capacità. Dal canto suo, Pechino vuole assicurarsi l’accesso alle materie prime trasportate su rotte terrestri sicure da uno stato amico, mentre Mosca vuole diminuire la sua dipendenza dai mercati europei e monetizzare le risorse naturali prima che la transizione energetica globale si abbatta sui prezzi degli idrocarburi nei prossimi decenni.

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