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Politica
Ferdinand Lassalle e una sinistra dimenticata
La storia di un Socialismo alternativo ai marxisti e agli anarco-rivoluzionari
Articolo di Luca Fiore Veneziano
Pubblicato in data 04/09/2021

In questo articolo desidero presentare ai lettori una sinistra che, per usare un linguaggio darwiniano, si è estinta, o per lo meno è sopravvissuta in parte lungo le lotte della Storia. Essa, non seguendo né il filone anarchico né quello marxista, non ha nulla a che fare con le attuali Internazionali Comuniste o Socialiste.

 

Lassalle apparteneva a quella corrente politica tedesca denominata della "Sinistra Hegeliana", corrente da cui poi nel novecento deriverà o il nazionalbolscevismo o la Rivoluzione Conservatrice nel nome del Prussianesimo tedesco.

 

La sua sinistra, quella hegeliana, differisce da quella sia da quella di Marx che di Proudhon poiché è antimaterialista. Essa crede in una "Rivoluzione dello Spirito".

Questa "sinistra dello spirito" si oppone alle idee marxiane sia del materialismo dialettico sia della lotta fra classi; alla contrapposizione fra capitale e lavoro essa propone infatti l’accordo e l’armonia fra di essi, il tutto inserito nello Stato-Nazione (unico strumento secondo Lassalle di emancipazione proletaria); tutte le classi debbono per Lassalle essere unite in questa nuova missione Nazionale e Proletaria della Sinistra dello Spirito.

 

Per Lassalle lo Stato-Nazione era l’unico strumento strumento di emancipazione proletaria. La rivoluzione passa quindi solo per lo Stato. Lo "Stato Assoluto ed Etico" di Hegel. Quindi la sua rivoluzione non può che essere culturale e riformista.  Il suo concetto di lotta di classe diviene quindi Nazionale, e non può passare se non dallo Stato-Nazione.

 

Lo Stato, per Lassalle, una volta fattosi carico delle istanze degli oppressi e dei proletari, deve allearsi con altri stati-Nazionali proletari, e condurre sul piano Nazionale e Internazionale la lotta contro gli Stati Capitalisti e plutocratici. Da questa posizione nascerà in Germania un duello fra tre sinistre, la prima Marxista e classista, la seconda Hegeliana, Nazionale e Spirituale, e una terza sinistra, Nazionalsocialista e Pangermanica völkisch , socialismo del sangue e della terra (per capire meglio questi concetti consiglio di leggersi il meraviglioso libro “La sinistra Nazionalsocialista” del Prof. Ingrassia).

 

Dopo l’avvento di Hitler, sostenitore della terza tendenza; la sinistra marxista prima, e quella lassalliana dello Spirito dopo, verranno spazzate via dalle SS e dalla Gestapo, insieme alle Sa (componente rivoluzionaria e anarco-nazionalista, oramai divenuta scomoda al regime nazista).

 

Fatti questi dovuti distinguo storici, occorre tutta via precisare le differenze che intercorrono anche fra le varie Sinistre Nazionali. E’ oggetto di studio, soprattutto negli ultimi anni, l’esistenza di una sinistra non marxista interna ed esterna ai regimi nazifascisti di origini appunto lassalliane e hegeliane. Queste sinistre Nazionali risultano avere origine durante la formazione dei rispettivi stati Nazionali Italiano e Tedesco. Dunque affondano le loro origini nel Risorgimento e nel Prussianesimo Bismarckiano. Tuttavia, come sopra indicato, queste due sinistre sono differenti. Entrambe se vogliamo inizialmente derivate dal pensiero di Lassalle, quella tedesca in modo diretto e quella italiana in modo indiretto; si discostarono poi da quest’ultima (sinistra Lassalliana) per la loro vocazione rivoluzionaria.

 

Vi è da aggiungere un ‘altra grande differenza fra il Socialismo Nazionale Italiano e la Sinistra Nazionale tedesca. Oltre che alle diverse origini storiche e culturali dovute ai diversi processi nazionali che influenzarono i due rispettivi paesi (Italia sabauda e Germania prussiana); occorre precisare l’altra grande differenza non di poco conto. La sinistra Nazionale Italiana affonda le sue origini nel marxismo sorelliano del sindacalismo rivoluzionario, per poi solo dopo, rivalutare Lassalle ed Hegel; precisamente durante il ventennio, con l’Attualismo Gentiliano di matrice spirituale ed Hegeliana dello Stato Organico-Etico Corporativo, il quale più nulla aveva a che fare con Sorel, il primo Mussolini anarco-socialista, De Ambris, Rossoni, Olivetti, Bianchi, Ruinas , e tutto il filone della Sinistra Fascista, fortemente critica del filosofo di destra hegeliana Giovanni Gentile . Se fu solo durante il Ventennio fascista che la sinistra nazionale italiana ebbe nuova linfa, distaccandosi dal marxismo classista e materialista, vi è da ricordare che fu sempre durante il ventennio che ci fu la sua soppressione. Proprio perché il vero Socialismo Nazionale ci fu solamente nella fase fascista iniziale di sansepolcro (quello che De Felice definì Fascismo Movimento) e nella fase finale e socializzatrice di Salò; la parte intermedia di Regime e Ordine è ritenuta troppo filo-borghese, anti-libertaria, monarchica e clericale. Per questa ragione se il Socialismo Nazionale Italiano esisteva anche prima del fascismo, l’influenza che ebbe durante il 19’ (Sansepolcrismo) lo segnò per sempre, facendolo confluire e rilegare nel fascismo stesso; un fascismo movimentista e libertario, diverso quindi da quello di regime, ma pur sempre erede di quel Socialismo marxista, sorelliano e libertario che nulla aveva a che fare con il prussianesimo, l’interclassismo e la sinistra dello spirito Hegeliana fondata sullo Stato Etico a cui sia Lassalle, da sinistra, che Gentile, da destra, guardavano con ammirazione, e con essi tutto il filone della Sinistra Nazionale tedesca. Quest’ultima, al contrario di quella italiana, può realmente definirsi erede di Bismarck, di Lassalle e di Hegel; e può realmente parlare di Stato Etico e di Sinistra dello Spirito, la componente italiana invece lo può fare solo per adozione, un'adozione utilizzata e fondata su principi che nulla hanno mai avuto a che fare con questa dottrina, ma che anzi, ormai, essendosi compromessa e fusa ideologicamente con il Fascismo, ha perso ogni sorta di originalità, rimanendo una mera corrente ex-anarco-marxista, laica, nostalgica e libertaria del Fascismo stesso.

Inquadrato il periodo storico e specificata la natura ideologica della proposta lassalliana, con una lettura un po' superficiale, potremmo dedurre che Lassalle fu padre e anticipatore di ogni totalitarismo novecentesco. Mai pensiero potrebbe essere lontano dalla verità. Andando avanti nella lettura scopriremo perché gli amanti del pensiero "liberal-popperiano" delle "società aperte" potrebbero prendere un abbaglio, arrivando addirittura a scoprire un Lassale "padre" del socialismo democratico.

 

Il Socialismo democratico di Lassalle: Una "Socialdemocrazia dello Spirito"

 

Il Socialismo di Lassalle ruotava attorno all’idea di Stato, in alternativa allo Stato Liberale, che si limitava a proteggere la libertà personale dell’individuo e la sua proprietà, egli proponeva l’edificazione di uno Stato la cui missione doveva essere quella di costruire una vera comunità di popolo: “lo scopo dello stato” , diceva, “consiste piuttosto, proprio nel mettere in grado i singoli, attraverso l’unione, di raggiungere quegli obbiettivi, e quel tenore di vita, che essi non potrebbero mai raggiungere in quanto singoli, e nel renderli capaci di accumulare un patrimonio di educazione, potere e libertà, che essi, considerati come singoli, non potrebbero possedere. ”

 

Nella sua lotta contro il capitale Lassalle, al contrario di Marx, prefigurava :  “un’oggettiva convergenza fra gli ideali di solidarietà sociale perseguiti dalla classe operaia, il movimento di unificazione nazionale della Germania e uno Stato in cui anch’egli, sia pure a partire da presupposti completamente diversi da quelli dell'anarchico Bakunin, non vedeva lo strumento del dominio di classe della borghesia, ma piuttosto il soggetto storico capace di guidare il progresso e l’educazione alla libertà del genere umano.”

 

Per Lassalle, insomma, soltanto un'alleanza fra Stato e lavoratori poteva superare il capitalismo e sconfiggere la società borghese egoista e individualista; quest’alleanza andava costituita attraverso il suffragio universale diretto, in cui Lassalle intravedeva la possibilità per i lavoratori di conquistare lo stato borghese e di trasformarlo dall’interno (una sorta di "Riformismo hegeliano rivoluzionario").

 

Assai più che sulla lotta di classe, dunque, Lassalle,  per il superamento del capitalismo, puntava sulla conquista del suffragio universale come strumento di democratizzazione politica e sulla costituzione di cooperative di produzione sostenute dallo Stato stesso, attraverso cui i lavoratori sarebbero potuti sfuggire alla tirannia degli imprenditori e di quella “legge bronzea” per la quale il salario, a giudizio di Lassalle, tendeva a fissarsi sempre al livello minimo vitale.

 

 

Lo stato 'etico' socialdemocratico

 

In contrasto con Karl Marx e i suoi seguaci, Lassalle respinse l’idea che lo stato fosse una struttura di potere avente la mera funzione di conservare i rapporti di classe esistenti destinati a “estinguersi” in una futura società senza classi. Invece, Lassalle, considera lo stato come un’entità indipendente, uno strumento di giustizia essenziale per la realizzazione del programma socialista e democratico. Poiché esso è il vero contenitore del Popolo, rappresenta l’unico apparato in grado di contenere la classe oppressa. Ed è tramite lo Stato che bisognerà attuare la rivoluzione proletaria, una rivoluzione culturale e democratica da fare tramite il voto, e non la violenza. Le elezioni per Lassalle sono lo strumento per emancipare il popolo.

Lui desiderava il Suffragio universale proprio per mettere in atto la sua teoria di emancipazione proletaria, popolare e Nazionale. Questo fa di lui il vero Padre della Socialdemocrazia, un padre nobile, che al contrario di molti socialdemocratici di oggi, appartiene ad un socialismo realmente non marxista.

 

La "Legge bronzea del Salario" e l'idea delle prime cooperative

 

Secondo Lassalle, i salari non possono scendere al di sotto del livello di sussistenza, perché senza la sussistenza il lavoratore non sarà in grado di lavorare, e quindi di produrre capitale e profitto per l’imprenditore. Tuttavia, la concorrenza tra i lavoratori per l’occupazione faranno giungere i salari fino a questo livello minimo. Ciò deriva dalla teoria demografica di Malthus, secondo cui la popolazione aumenta quando i salari sono al di sopra del “salario di sussistenza” e cade quando i salari sono al di sotto della sussistenza. Questo significa che nel tempo, con l’aumentare della popolazione aumenterà anche la disoccupazione e la povertà, poiché le risorse non basteranno più per tutti.

Quindi un sostanziale benessere iniziale potrebbe provocare una crisi demografica ed economica nel lungo periodo. Lassalle voleva abbattere questa situazione economica fondata sulla "legge Bronzea dei Salari" introducendo un nuovo elemento che regolasse i flussi economici e che ne determinasse i prezzi: lo Stato dei Lavoratori.

 

Lassalle aveva accettato l’idea classica, posta dall’ economista David Ricardo, che i tassi salariali a lungo termine dovevano essere portati verso il livello minimo necessario per sostenere la vita del lavoratore e per provvedere alla sua riproduzione. In accordo con questa “legge ferrea dei salari“, Lassalle ha sostenuto che le misure individuali di auto-gestione da parte dei lavoratori salariati (teoria anarco-libertaria) erano destinate al fallimento e che solo i produttori tramite “cooperative socializzate” , con l’aiuto finanziario dello Stato, avrebbero potuto apportare al miglioramento economico dei lavoratori .  Da questo, ne conseguiva che l’azione politica dei lavoratori per acquisire il potere dello Stato era  fondamentale, e che l’organizzazione dei sindacati volti a lottare per i miglioramenti salariali erano più o meno effimere rispetto alla reale realizzazione socialista e democratica dello "Spirito" (l'Assoluto per Hegel) tramite il suffragio universale delle classi proletarie all’interno dello Stato .

 

Per lui, il salario dei lavoratori gravitava stabilmente attorno a un livello medio: in epoche di crisi il salario dei lavoratori scendeva al di sotto, in epoche di prosperità saliva un po’ al di sopra; di conseguenza, il salario, prescindendo dalla maggiore o minore produzione di merci e dal maggiore o minore costo di esse, si manifestava costante, lasciando i lavoratori in una invariabile condizione di sussistenza. L’unico mezzo efficace per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori consisteva, secondo Lassalle, nel renderli soggetti economici; egli era convinto che una organizzazione cooperativa del lavoro(anche in questo grande anticipatore dei tempi), nell’arco di una generazione, avrebbe portato all’estinzione della produzione capitalistica, e trasformato la società borghese in una realtà sociale autogestita e incentrata sull'uguaglianza.

 

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