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Politica Internazionale
Libia: il nuovo governo e la totale assenza dell'Italia
La Libia ha un nuovo governo di transizione prima delle elezioni di dicembre, ma la pace non è assicurata
Articolo di Luca Fiore Veneziano
Pubblicato in data 20/03/2021

Libia: due regioni in guerra fra loro, due fazioni in lotta, due parlamenti avversi che non si riconoscono l’un l’altro; l’uno il fronte di Tripoli e l’altro della Cirenaica. Ma come siamo arrivati a tutto ciò? Facciamo un passo indietro.

 

Dopo la caduta di Gheddafi, a seguito delle “Primavere arabe”, la Libia è divenuta ostaggio degli scontri fra le numerose milizie tribali che formavano la coalizione dei ribelli. I diversi governi che si sono succeduti hanno tentato di imporre l'autorità del potere centrale su questi gruppi, cercando di disarmarli o di integrarli nel proprio esercito nazionale, ma hanno sostanzialmente fallito, in quanto le amministrazioni centrali si sono sempre dimostrate troppo deboli e il parlamento (in questo caso i parlamenti) troppo divisi.

 

Ad oggi ci troviamo in presenza di quello che gli storici hanno già denominato la seconda guerra civile libica (la prima fu quella per spodestare Gheddafi). La guerra civile attuale è un conflitto armato scoppiato in Libia nel 2014, tra due coalizioni e due governi rivali: da una parte il governo riconosciuto principalmente dalla Russia e dall’Egitto, insediatosi nella città orientale di Tobruch, in Cirenaica, e sostenuto dalla Camera dei Rappresentanti e dal generale finanziato dalla CIA Khalifa Haftar; dall'altra parte il governo riconosciuto dall’ONU e da Turchia e Qatar (Governo di Accordo Nazionale), costituitosi nella capitale di Tripoli, avente come parlamento opposto a Tobruck il Nuovo Congresso Nazionale Generale, quest’ultimo gode del supporto delle milizie della città di Misurata, oltre che della coalizione di Alba Libica (ovvero l’ISIS presente in Tripolitania).

 

Entrambe le coalizioni riunivano diversi gruppi armati debolmente alleati tra loro. Dopo l’ottobre del 2014 i militanti di Alba Libica, affiliati allo Stato Islamico (ISIS), hanno fatto l’ingresso nella guerra contro la Cirenaica, prendendo il controllo prima della città di Derna e poi di Sirte.

 

Sin dalle prime fasi della guerra, l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti hanno sostenuto il generale Haftar, intervenendo anche con attacchi aerei contro Alba Libica e contro l'ISIS. Il Qatar e la Turchia, dal canto loro, hanno aiutato invece i fondamentalisti di Alba Libica.

 

Dopo il 18 maggio 2014 la situazione è precipitata in seguito al colpo di stato del generale Khalifa Haftar e con l'occupazione del palazzo del Parlamento a Tripoli da parte di soldati a lui fedeli. Il generale aveva lanciato due giorni prima un attacco contro alcune milizie islamiche nella Cirenaica, non autorizzato dal governo centrale. Tuttavia, il 30 luglio 2014, una di queste milizie, An??r al-Shar??a ha occupato Bengasi proclamando l'emirato islamico.

 

Nel 2016, un crescente coinvolgimento delle potenze occidentali NATO ha visto lo schieramento di forze speciali e bombardamenti statunitensi contro l'ISIS a Sirte.

 

A partire dal marzo dello stesso anno (2016), un accordo di pace, negoziato sotto l'egida dell'ONU, ha portato all'insediamento a Tripoli di un nuovo Governo di Accordo Nazionale internazionalmente riconosciuto, con il presidente al-Sarr?j, che ha la lealtà delle autorità e delle milizie dell'ovest del paese (Tripolitania), ma che non ha ancora ottenuto l'appoggio della Camera dei rappresentanti di Tobruch e del generale Haftar (Cirenaica).

 

Il 28 febbraio 2019 i due governi rivali sancivano l’ennesimo accordo in vista delle rinviate elezioni generali. Il 27 novembre però il governo di Tripoli firma con la Turchia un accordo militare. A seguito di ciò, il parlamento di Bengasi rompe le relazioni con la Turchia, e il generale Haftar proclama la jihad contro la Turchia. Inoltre, Haftar ha ottenuto un crescente sostegno da parte della Russia, sia in termini di soldati sul terreno (come i mercenari del gruppo Wagner) che di armamenti e appoggio diplomatico. Nel 2020 proseguirono i combattimenti fra le due fazioni, e il presidente egiziano al-Sisi ha dichiarato che l'assedio di Sirte rappresenterebbe una linea rossa per un intervento militare dell'Egitto a sostegno del governo di Tobruch.

 

Durante il 2020, vista l’ambiguità politica, se non la totale assenza dell’Italia nella regione, la Turchia ha inviato un vasto contingente di uomini e mezzi a supporto del Governo di accordo nazionale a Tripoli, finendo così di estromettere completamente l’Italia dai suoi stessi interessi.

 

Il 21 agosto 2020 il presidente del governo di Tripoli, Fayez al-Sarraj, e il presidente del parlamento di Tobruch, Aguila Saleh, hanno dichiarato di comune accordo un immediato cessate il fuoco, e previsto elezioni generali per il marzo 2021(le quali verranno poi posticipate), chiedendo il ritiro dei mercenari stranieri dal territorio libico.

Dopo il fallimento dell'offensiva militare del generale Haftar su Tripoli, la Libia ha ripreso il percorso politico per porre fine alla guerra civile con la fazione rivale tripolitana. I delegati dell'Onu, riuniti a Ginevra, hanno scelto un nuovo presidente e primo ministro alla guida della nazione africana.

 

Lo scorso Febbraio i 75 delegati libici al Forum di Dialogo Politico per la Libia (LPDF), sostenuto dalle Nazioni Unite, hanno scelto Abdul Hamid Dbeibah (uomo d’affari di Misurata) come primo ministro del governo di transizione. Il neo designato primo ministro ha il compito di traghettare il paese nordafricano, martoriato da più di 6 anni di sanguinosa guerra civile, verso le elezioni, al momento previste, per il 24 Dicembre 2021.

 

Dopo quasi un decennio dalla morte di Gheddafi, la Libia rimane nel caos. Il paese rimane diviso fra fazioni ostili, e all’interno dei due parlamenti sono presenti gruppi di mercenari islamisti che non vedono l’ora di passare da un alleato all’altro del globo. Questo il “regalo” fatto dalla Francia con le “primavere arabe”, l’ennesima esportazione di “democrazia” supportata dei DEM americani.

 

L’Italia e il popolo libico “ringraziano”.

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