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Auguri Italia
Per i tuoi primi 160 anni
Articolo di Armeno Nardini
Pubblicato in data 15/03/2021

Ci sei arrivata bene per i tuoi debiti, cresciuti ogni anno da quel lontano 17 marzo del 1861, che ha visto i tuoi natali, fino ai 2.600 milioni di euro attuali.

Il disavanzo del tuo bilancio è una costante perché sei uno Stato, non una impresa cui si chiede di fare reddito, e i tuoi debiti, contratti nell’ambito della politica distributiva di governo dei servizi, criticata e criticabile come avviene in tutti gli Stati del mondo, hanno così accompagnato il tuo popolo lungo la strada del benessere che, diciamo la verità, non è proprio qualificato come si vorrebbe; ma faccio mio l’aforisma che dice: “poco se mi considero; tanto se mi confronto”, per concludere che non stiamo proprio peggio di molti altri.

Quando Cavour divenne Presidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna, nel 1852, trovò un debito pubblico di circa 140 milioni di lire. Morì, che ammontava a circa 1.300 milioni di lire, ma nel frattempo egli aveva costruito il Regno d’Italia, tenuto da lui a battesimo tre mesi prima.

Non fu attento alle finanze, qualcuno potrebbe dire, ma spese per grandi valori, per sostenere la siderurgia con la fondazione delle Acciaierie Terni e l’agricoltura con un canale di irrigazione che porta il suo nome e per costruire ferrovie con la prima galleria transalpina del Frejus, di cui non vide purtroppo la inaugurazione, pur essendosi molto prodigato politicamente per la sua costruzione; quindi, non scialacquò; fece buoni debiti.

Al Meeting di Rimini, tenutosi il 18 agosto dello scorso anno, quando era già evidente che il lockdown della pandemia toglieva il fiato anche alla economia, l’attuale Presidente del nostro Consiglio dei ministri, allora non ancora investito di questa carica, disse che “La ricostruzione … è essenziale per ridare certezza a famiglie e imprese, ma sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo.

Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile… se utilizzato a fini produttivi… se è cioè debito buono… se, invece, verrà utilizzato per fini improduttivi… sarà considerato debito cattivo”.

Furono parole audaci, da banchiere abituato a far soldi prestando danaro a chi certamente avrebbe ripagato il debito con gli interessi, è ovvio. Così, cosa lasciamo, ai nostri figli, se ci facciamo carico oggi dei debiti assunti verso l’Europa col Recovery fund? Se lo chiedono i padri, pensando che gli interessi dei debiti da loro contratti oggi saranno i propri figli a doverli pagare domani. E’ giusta la loro preoccupazione?

Doverosa, certo, ma verrà meno considerando che i buoni debiti daranno la ricchezza sperata, che oggi manca. Lo Stato che si indebita per sostenere il proprio popolo in difficoltà economica non fallirà se saprà dispensare aiuti nell’ottico di dazioni che sappiano di incentivo dopo il risarcimento, non di esclusivo ristoro d’accompagnamento degli agonizzanti alla buona morte.

Non fallirà perché onorerà i propri debiti coi prelievi sulla nuova ricchezza generata da una economia rimessa in buona salute dalla iniezione del prestito giusto, chiesto e ottenuto al momento giusto e, quel che più conta, distribuito nel modo giusto e impiegato nel modo giusto da chi anela alla ripartenza avendo ancora forze residue per ripartire, non ultimi desideri sulla soglia dell’addio.

Queste scelte politiche vedranno certo i contemporanei perplessi, arroccati su giudizi contrastanti; ai posteri, che ne beneficeranno, come è auspicabile, ricorderanno il precursore in Italia del buon indebitamento pubblico, quel Cavour per il quale “La grande politica è quella delle risoluzioni audaci”, di cui ancora abbiamo bisogno, e tu, Italia, come sentenziò il Ministro giapponese Takeo Hiranuma, che si riferiva però ad una grande azienda della sua terra con grandi debiti, non fallirai perché con grandi debiti sei “troppo grande per fallire”.

No, tu non fallirai, perché sei grande! Punto! Auguri, dunque, Italia. Hai una grande tradizione alle spalle. Che il debito buono, nei secoli ti accompagni. Si vales, vàleo.

armeno.nardini@bno.eu

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#italia
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