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Cronaca Internazionale
Inizia la missione italiana in Sahel
Il crescente impegno dell'Italia per la stabilizzazione dell'Africa Subsahariana potrebbe rivelarsi l'ennesimo regalo fatto alla Francia
Articolo di Luca Fiore Veneziano
Pubblicato in data 10/02/2021

Il prossimo governo Draghi non sarà impegnato solamente sul fronte economico e sociale, ma anche su quello internazionale. Il prossimo esecutivo, infatti, dovrà seguire l’avvio della missione Takuba nel Sahel.

 

L’operazione prevede l’invio da metà marzo di circa 200 soldati italiani, con veicoli d’appoggio ed elicotteri, in Mali. Lo scopo è quello di combattere i gruppi jihadisti presenti nell’Area subsahariana. Si parla di inviare gli eredi degli Arditi, il IX° reggimento d’assalto “Col Moschin”; i Comsubin, reparto d’elite della marina militare (GOI); i Carabinieri del GIS e una parte del corpo speciale dell’Aeronautica(il 17° Stormo). Anche il primo reggimento dei Carabinieri paracadutisti del Tuscania potrebbe essere coinvolto nell’operazione a guida francese. Una volta sul posto i nostri militari saranno impegnati in operazioni di addestramento dei locali e di ricognizione con l’esercito francese a sua volta impegnato con l'operazione Barkhane.

 

La stabilizzazione del Sahel è una priorità strategica per l'Italia, data la sua posizione geografica che collega l'Africa subsahariana al bacino del Mediterraneo. Tuttavia, l’intera operazione rischia di essere un grosso “regalo” fatto ai francesi.

 

Il Sahel è un territorio che non lascia scampo. Arido, selvaggio, ricchissimo e poverissimo al tempo stesso. La Francia ci combatte da sempre e ogni anno bagna col suo sangue i territori di questa lunga striscia di terra che lambisce il grande deserto del Sahara.

 

Sono migliaia i soldati di Parigi che ogni anno vengono coinvolti nella guerra al terrorismo africano. Sono lì a difendere gli interessi strategici francesi, dal controllo delle rotte migratorie da indirizzare contro l’Italia fino all’accaparramento dell’uranio.

 

Il contrasto del terrorismo islamico è finalizzato al ripristino della zona di influenza dell’Eliseo nell’Africa post-coloniale.

 

Non è la prima volta che l’Italia partecipa a missioni atte a tutelare gli interessi stranieri. Anziché occuparsi del proprio estero vicino, Libia in testa, sembra oramai prassi consolidata quella di avvantaggiare i nostri avversari, nel Mediterraneo come in Europa.

 

La totale mancanza di strategia in politica estera rischia di svantaggiare sul nascere anche il nuovo esecutivo Draghi; il quale potrebbe vedersi costretto a sostenere l’ennesimo dono del "Bel Paese" ai vicini barbari d’oltralpe.

 

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