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Cronaca
Torino. I giornalisti de La Stampa, attaccano la proprietà (e il direttore Giannini).
Che si tratti di un incidente di percorso, o no?
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 15/08/2020

Cosa sta succedendo a “La Stampa”? C’è chi si stupisce, ma i tempi evidentemente sono cambiati. La proprietà negli anni gloriosi dell’Avvocato Agnelli curava la selezione del Direttore responsabile, mantenendo contatti costanti. Erano divenute proverbiali le telefonate alle 6 del mattino e alla sera di Natale dell’Avvocato.

Allo stesso modo solerti dirigenti controllavano l’andamento delle tirature, mettendo in opera tutte le misure che il caso imponeva, ma forse oggi non è più così. Tant’è vero che i giornalisti del comitato di redazione, in assenza di autorevoli interventi da parte della casa editrice, hanno vergato un durissimo comunicato contro la proprietà della Gedi colpevole di non agire in alcun modo contro la contrazione delle copie (ridotte in modo impressionante, rispetto ai tempi eroici del giornale). E con qualche stilettata, la nota del crd, ha colpito anche al neodirettore Massimo Giannini. A riferirlo è il portale "Professione reporter". Il tono del comunicato è drammatico: “La nave affonda sempre di più” il concetto, che si basa sul crollo delle vendite emerso in particolare nei dati relativi a giugno 2020.

Il cdr sostiene che senza “idee, investimenti e competenze potremo soltanto contare i giorni che mancano al nostro lockdown definitivo”.

Stando a quanto riferisce "Professione reporter", "i rappresentanti dei giornalisti chiedono progetti e non soltanto tagli. Chiedono incontri urgenti ai responsabili dell’Azienda e al direttore Massimo Giannini, che si è installato al comando dal 25 aprile. Giannini non è molto presente in redazione a Torino, cambia spesso lo sfoglio del giornale a tarda sera e le chiusure slittano quasi sempre intorno alle 23,30, i toni non sono concilianti. Quando è fuori (più o meno dal giovedì al lunedì pomeriggio) si fa mandare la prima e altre pagine via WhatsApp".

“Colleghe  e colleghi - è scritto nel comunicato - agosto è da sempre il mese migliore per dare delle pessime notizie. Passateci l’amara ironia. I dati di vendita de La Stampa sono tremendi. In edicola a giugno siamo scesi a 73.800 copie circa, in totale con abbonamenti digitali e cartacei raggiungiamo quota 113 mila copie. In edicola il dato, rispetto a giugno 2019, è di oltre meno 22 per cento. Nella pratica abbiamo ormai la stessa potenza diffusionale di Quotidiano Nazionale.(il che è tutto dire). Il risultato è la devastante concomitanza dei soliti dati estivi – già normalmente bassi – con l’effetto Covid e relativa crisi economica. Ma sulla nostra testata sembrano avere un effetto peggiore rispetto ad altri concorrenti”.

Il cdr ha chiesto un incontro con l’Ad di Gedi, l’Ad di Gedi News Network, il Coordinatore editoriale di Gedi, il Direttore della testata e il responsabile di Gedi Visual (digitale) “per sapere se una qualche strategia per non morire sulla tolda con la mano sul cuore sia allo studio, in qualche parte del mondo”. Oppure, “se l’unica via di uscita sia ancora e soltanto il ricorso alle mani tese dallo Stato (prepensionamenti e sgravi fiscali), che nel nostro caso non basterebbero comunque a rilanciarci”.

Realtà amara. Forse il glorioso quotidiano fondato a Torino nel 1867, non è più ritenuto strategico dalla proprietà?

Si sta forse infittendo l’elenco, di prestigiose realtà editoriali nate a Torino, ma destinate a morire?

 

 

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