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L’uomo, i misteri e l’ignoto
Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?
Edonismo estetico narcisista intersessuale.
Articolo di Pietro Cartella
Pubblicato in data 16/08/2020

Lo impone una regola non scritta della società edonistica; lo seguono come una religione milioni di adepti disposti a tutto.

Nessuno sfugge al desiderio di apparire il meglio del meglio. Donne e uomini, ognuno a modo loro, si sfidano in questa continua gara a fare di tutto e di più per modificare il proprio aspetto e renderlo accettabile prima di tutto a sé stessi.

 

Quasi un decalogo imperativo da seguire a prescindere da ogni buonsenso pratico:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questi sono solo alcuni esempi di quello che si è disposti a fare, sarebbe meglio dire sopportare, per cambiare il proprio aspetto e trasformarlo a nostro piacimento.

 

Interventi su di sé che se si dovessero affrontare per ripristinare la salute sarebbero identificati come fonti di apprensione, paura, dolore, sofferenza, violenza sul corpo, vengono non solo accettati ma ricercati volontariamente.

 

Non si tratta di demonizzare una lecita cura di sé che si integra in una necessaria ed equilibrata igiene verso lo strumento corporeo attraverso cui ci esprimiamo nelle relazioni con gli altri, ma piuttosto porre l’attenzione ad evitare quegli eccessi che vanno oltre la stravaganza sfociando nel patologico.

 

Purtroppo non è più così facile mantenere un sufficiente equilibrio comportamentale quando ormai da troppo tempo la pressione psicologica in seno ad una società basata sulle prestazioni competitive è arrivata a livelli impossibili da sopportare.

 

Un seno ritenuto troppo piccolo o troppo grande diventa un pretesto di sofferenza psichica al punto che si decide di intervenire ben sapendo di correre rischi come nel caso di una qualsiasi altra operazione chirurgica. Ma anche per altre parti del corpo non si va troppo per il sottile: nasi, zigomi, occhi, braccia, addome, parti intime, niente viene risparmiato.

 

E se tutto finisse lì, potrebbe anche essere accettabile: ma gli interventi creano cicatrici e “bloccano la capacità plastica del corpo” nel rimodellarsi seguendo i mutamenti del corpo nel suo complesso. Aderenze e infezioni sono inattesi e sgraditi ospiti.

 

Nessuno può arrestare i processi di normale invecchiamento di uno strumento di cui si fa uso continuo come il nostro corpo. Intervenire in alcuni comparti può addirittura comprometterne irrimediabilmente altri.

 

Quindi non si può far altro che accettare un lento declino senza alcuna possibilità di far qualcosa di meglio?

 

Certamente no!

 

Qualcosa si può e si deve fare, ma occorre trovare la migliore soluzione senza intervenire drasticamente in modo irreversibile.

 

Una delle possibilità, anche se non certamente la più facile, è quella di entrare nell’ordine di idee di un cambiamento lento ma continuo, basato e conseguente ad un processo che coinvolga tutto l’intero organismo e le ragioni per le quali si conduce la propria vita in un certo modo anziché in un altro.

 

Sono infatti tutte queste componenti, ed altre ancora, che concorrono a rimodellare costantemente il nostro aspetto a partire dai piani più sottili ed invisibili a quelli fisici e visibili seppure in tempi non immediati.

 

Ma sono anche gli unici cambiamenti sicuri, stabili e in perfetto equilibrio con la nostra essenza più profonda.

 

Ed in ultima istanza, in caso di risultato insoddisfacente, rimane sempre un dato certo ed invariabile su cui poter contare:

 

ogni scarrafone è bello a mamma soja!

 

grafica e testo

pietro cartella

 

 

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