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Cronaca
Silvia Romano riscattata dai terroristi somali: un caso nazionale
Analisi di cause, pretesti, errori e strumentalizzazioni politiche che hanno infastidito molti italiani.
Articolo di Carlo Mariano Sartoris
Pubblicato in data 13/05/2020

Dopo 18 mesi di prigionia in mano ai terroristi jihadisti, il ritorno in Italia di Silvia Romano, in ottima salute nonostante la lunga cattività, è sicuramente una notizia positiva, ma che ha inciampato qua e là, innescando un evento mediatico ultra nazionale.

Questo è apparso dalla tv orchestrata nel nome del consenso e amministrata dagli anestesisti ed ipnotizzatori del pensiero popolare . La ragazza saluta la folla assiepata al suo balcone, da dove benedice, calzando il chador verde, i tanti fedeli non soggetti a distanziamento sociale e relative precauzioni predicate dal sistema.  

Una libertà che da qualche mese non è concessa neppure al nome di Dio, agli “infedeli” in piazza San Pietro, e a Papa Francesco che si deve accontentare.  Lui come l’Italia intera, fermi al cospetto del Coronavirus. Silvia Romano molto meno.

Fase 2, ma siamo tuttora nell’emergenza Covid19: ancora si contano i morti, l’altra tragedia è quella dei lavoratori in sofferenza, dei disoccupati, delle migliaia di aziende perdute nel futuro che avanza mal gestito da un governo disunito e confuso dalla complessità dell’evento, dalle tensioni interne sulle scarcerazioni mafiose, sulla regolarizzazione dei migranti, e pressato dalla sudditanza economica verso i vertici del potere ultra nazionale.

La liberazione della Silvia nazionale è caduta a fagiolo per tessere le lodi dei liberatori in perenne campagna elettorale, catturando i consensi di alcuni, ma ferendo molti soggetti alle prese con altri sequestri: titolari di partite Iva e cassintegrati, salariati e piccole imprese, che presi uno ad uno, non hanno avuto le stesse luci della ribalta accese sulle loro tragedie professionali. Vittime dimenticate dall’adulterato bazar mediatico e dai gladiatori dell’arena giornalistica, sempre intenti in duelli di partito.

Se è vero che la vita dei connazionali va salvata ad ogni costo (e che costo; 4 milioni? Destinati all'acquisto di armi) è altrettanto vero che la nazione, per due mesi è stata reclusa senza parametri da zona a zona, perdendo di colpo lavoro e identità. Forse si poteva fare di meglio. Quasi di certo è stato giusto così.

La ragazza ha dichiarato: “non c’è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno trattato sempre con umanità”. Così doveva essere; dovevano riscuotere il conto del riscatto. Un conto saldato comunque dalle casse dello Stato, da ogni italiano, anche da quello che ha perso il lavoro e il suo decoro, e che da solo piange se stesso. La signorina Romano li ringrazierà?

Conte & Di Maio ad accogliere la fanciulla imbacuccata: politica spot! L’abbraccio tra la madre e la ragazza avvolta nel suo jiibab, è stato toccante, ma turbato da più di una nota stonata.

Giù la mascherina tra le congiunte. Un ammasso di fotografi, di giornalisti, di poliziotti e di gente, tutti senza distanza. Due pesi, due misure. Un tale atteggiamento, in altre circostanze sarebbe stato multato con sanzioni fino ad € 400! Dai ligi tutori dell'ordine.

E perché tanti morti dimenticati o con quattro parenti al seguito nel triste funerale, mentre alla fortunata ragazza un trattamento che non è stato riservato neppure agli astronauti di ritorno dallo spazio? Forse c’è stato un errore nella foto d’immagine, nella gloriosa accoglienza in pompa magna da parte dello Stato, che invece andava fatta in sordina.

Dunque perché tanta rabbia verso Silvia Romano? Risvolti di un lanciarsi, a poco più di vent’anni, in avventurose missioni di volontariato in terra d’Africa. Buonismo a rischio calcolato male? O forse una cattiva gestione del suo ritorno, sbandierato in un contesto italiano ferito, straziato, umiliato dal Covid-19 e da uno statalismo burocratico impantanato nelle sue dichiarazioni disattese che offendono una massa impoverita, nei centri d’accoglienza, rannicchiata nei cartoni, umiliata da un salario di sopravvivenza, terremotata anche a livello socio-assistenziale.

Certo, il fascino di quelle polverose lande d’Africa, convinte di salvare il mondo con un iPhone e la propria dubbia competenza al seguito di una improvvisata ONG, è un’altra cosa. Portare aiuto nel nostro panorama italico, umano e metropolitano non è abbastanza chic? Qui non si rischia una temeraria conversione islamica e ben altro "pane" per i pettegolezzi.

È stata la parata d'una somma di sbiadite diapositive stonate; era prevedibile che scatenasse insulti e minacce sui social network, indirizzate all'islamica italiana, riacquistata a peso d'oro dal terrorismo jihadista e spacciata per prode eroina. Il comizio della ragazza poi, è stata la goccia di uno show mediatico fuori luogo che ha offeso molti cervelli.

Isteria su Facebook e in tv fino a tarda sera. Una ragazza con chador che diventa appiglio e pretesto, mentre tanti soldi, per un errore ed un capriccio, sono finiti nelle mani sbagliate. Il gemito e l’eroismo d'altri figli di questa povera Italia, intanto attende spiccioli ed attenzione. Ecco perché, in questo contesto, la massa perde le staffe.

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