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Cronaca Internazionale
Russia o Italia, chi ci rimette con le sanzioni?
L'embargo uccide le imprese italiane, persi 4,5 mld di commercio
Articolo di Carlo Emanuele Morando
Pubblicato in data 06/01/2015

Si conclude il semestre europeo a guida italiana a pochi mesi dalla decisione di intraprendere la strada delle sanzioni economiche alla Russia. Un semestre in cui Matteo Renzi, il terzo premier consecutivo non eletto dai cittadini, ha ribadito con rinnovato vigore la propria sudditanza, e con essa quella dei cittadini italiani che lui rappresenta, nei confronti della Germania e dei poteri forti. Non è riuscito infatti a capire quanto le sanzioni siano dannose per il settore produttivo italiano piuttosto che per la Russia stessa e non ha quindi sfruttato l’occasione rappresentata dai sei mesi di presidenza per intavolare un dibattito che portasse i leader europei a ritirare questa scellerata decisione di combattere un Paese al quale siamo vincolati dal punto di vista commerciale.

E tra tutti i Paesi europei, indovinate un po’ qual è quello che ci rimette di più per queste scaramucce? Ebbene sì, cari lettori, è proprio l’Italia, che da sola rappresenta il 30% delle esportazioni europee in Russia. Le nostre aziende vendono al Cremlino frutta, verdura, prodotti caseari, pellame, tessuti, calzature e macchinari da lavoro, inoltre l’Italia è il 2° Paese al mondo per vendita di olio d’oliva alla Russia.

Le imprese italiane, già devastate dalla tassazione elevatissima imposta dal governo Renzi, che ottiene l’incredibile risultato di far chiudere centinaia di partite IVA ogni giorno, devono quindi rinunciare ad un mercato da 4,5 miliardi di euro per permettere ai leader europei di giocare a Risiko e sentirsi potenti.

Rosario Alessandrello, presidente della Camera di Commercio italo-russa, sostiene che il mercato sovietico è indispensabile per il Belpaese che è il 5° al mondo per esportazioni verso Mosca. Aggiunge inoltre che in Russia Putin ha fatto fronte alla mancanza di prodotti italiani con una sostituzione di questi con le produzioni di altri Paesi, oltretutto più competitivi di noi. Tradotto in breve, se non si inverte immediatamente il processo che fa sparire sempre più prodotti italiani dal loro mercato, i russi inizieranno a consumare prodotti di altre nazioni dando così vita ad un processo irreversibile che farà sparire il made in Italy dagli scaffali dei supermercati sovietici per non farvi più ritorno, rimpiazzato da prodotti più economici.

Gli unici che fanno le spese delle sanzioni anti-Putin paradossalmente sono gli italiani, che magari in un primo momento traggono beneficio del fatto che la frutta e la verdura della penisola non si vendano in Russia, perché le eccedenze e l’invenduto che riempirà i magazzini delle industrie agricole farà scendere il costo dei prodotti, ma mettetevi il cuore in pace, cari lettori, cominciate a cercare qualche buon prodotto straniero, perché le imprese italiane strangolate dalle tasse renziane e dai contraccolpi delle sanzioni chiuderanno e voi non troverete più la loro merce in vendita. Se nell’insalata troverete olio greco, se dopo il secondo mangerete frutta africana e se i vostri vestiti saranno di fattura esclusivamente cinese, ringraziate il nostro premier e chiedetevi: “Ma cosa mangerà Matteo alla Leopolda? Chi gli confezionerà la camicia a cui arrotolare le maniche?”.

Ma non disperate, signori consumatori, perché gli imprenditori italiani hanno mille risorse e sono più furbi di Matteo Renzi, anche se non ci vuole moltissimo, infatti hanno studiato un sistema per eludere l’embargo e recapitare i prodotti italiani in Russia facendoli passare per prodotti di Paesi non europei. Certo, si alimenta l’illegalità, ma cosa ci si può aspettare da uno Stato il cui governo approva svuotacarceri, depenalizza i reati e abolisce il reato di immigrazione clandestina?

Se il quadro fornito vi sembra deprimente, aspettate un attimo, perché un articolo di Panorama spiega chiaramente come in questa guerra di logoramento la possa spuntare solo Putin per via del suo ricco arsenale. Se l’Europa decidesse di aumentare il peso delle sanzioni nei suoi confronti e se dovesse ricorrere addirittura a mettersi di traverso per quanto riguarda i mondiali di calcio del 2018, che si dovrebbero giocare proprio lì, le forze occidentali avrebbero esaurito le loro munizioni ed ecco che la Russia farebbe cominciare il proprio turno per la controffensiva, colpendo tutti indistintamente, negando aiuto militare e soprattutto tagliando le forniture di combustibile. Ma non è ancora finita, perché Putin potrebbe bloccare il traffico aereo nei cieli della sua terra, arrecando un ulteriore gravissimo danno.

È evidente che i contraccolpi moscoviti abbiano come bersaglio preferito le economie deboli, che stanno uscendo dalla crisi o che sono ancora in piena recessione, e quanti Paesi europei si trovano in queste condizioni? Facciamo un esempio? L’Italia.

La storia militare insegna che l’assediato è sempre in una posizione di vantaggio rispetto all’assediante, ma forse quando c’era quella lezione Renzi era troppo impegnato a girare la ruota della fortuna… Speriamo allora che la fortuna giri, che il 2015 ci porti finalmente un premier votato dai cittadini e non collocato da re Giorgio, che fortunatamente ci fa il regalo di togliere il disturbo, e che porti ai leader occidentali quel po’ di saggezza necessaria a capire che a Risiko è bello giocare con i parenti a casa, non con le aziende e i cittadini.

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